Gli animali fanno uso di tossine e veleni in tutti modi possibili, e non si tratta soltanto di serpenti, insetti ragni e serpenti, ma anche pesci, mammiferi e uccelli. Spesso questi veleni, prodotti e conservati in apposite ghiandole, vengono iniettati nel corpo del nemico o della preda con denti o aculei come fanno i rettili velenosi, ma anche vespe, calabroni e pesci quali scorfani e tracine.
Altrettanto numerosi sono gli animali che impiegano sostanze chimiche per difendersi senza iniettarle, ma come repellenti sulla pelle o nei tessuti, in nubi di gas maleodorante o secrezioni urticanti.
Possiamo definire queste sostanze le “armi chimiche del mondo animale” e in diversi casi il loro principio di funzionamento non è molto diverso dagli ordigni usati nella Prima Guerra Mondiale (1915 – 1918) sui campi di battaglia di mezza Europa, quando gas in grado di aggredire il sistema nervoso e respiratorio vennero impiegati di frequente dai belligeranti.
Lo scopo: non farsi mangiare!
Le emissioni di gas, per esempio, sono una dei sistemi difensivi più usati in Natura. Non si tratta fortunatamente dei micidiali nervini (in grado di uccidere in pochi minuti un uomo), ma di sostanze maleodoranti rilasciate da apposite ghiandole. In questo caso lo scopo è evitare di farsi mangiare e non c’è niente di più efficace che un odore pestilenziale per tenere a bada l’appetito e la curiosità di un predatore. Tutti coloro che hanno avuto a che fare con le cimici verdi e brune delle nostre campagne avranno ben chiaro questo concetto.
Molte specie, però, non si accontentano di “puzzare”, ma spruzzano veleno contro gli avversari o sviluppano complesse miscele in grado di irritare o bruciare. Più spesso, però, gli animali “contaminano” una parte dei propri tessuti con sostanze tossiche, che solitamente sono concentrate in ghiandole dedicate alla loro produzione.
Quasi sempre le molecole necessarie alla produzione delle tossine non sono prodotte da chi le utilizza per difendersi, ma da piante e animali che vengono da esso mangiati e “utilizzati” per costruire nuove molecole. Questa è una delle tecniche di difesa più diffuse tra gli animali ed è molto efficace se abbinata a una colorazione di avvertimento che mette in guardia gli eventuali aggressori e che può essere memorizzata facilmente.
Chi è chimicamente protetto, infatti, vuole essere sicuro che un predatore lo ricordi per evitare futuri incidenti. Questa comunicazione visiva apre però le porte agli impostori: non mancano animali, soprattutto tra gli invertebrati, che adottano livree di avvertimento pur non essendo affatto protetti e mettendo in scena un vero e proprio “bluff”. Chiaramente, perché il messaggio funzioni bene con i predatori, questi imitatori devono essere meno numerosi dei modelli protetti.
Non perdete le prossime puntate delle armi chimiche animali:
- Cobra sputatore (in programmazione)
- Cimice dalle zampe a foglia (in programmazione)
- “Rana freccia” (in programmazione)
- Moffetta striata (in programmazione)
- Pitohui testanera (in programmazione)
- Uropigio (in programmazione)
- Scorpione del Transvaal (in programmazione)
- Farfalla monarca (in programmazione)
- Pesce palla (in programmazione)
- Ragni lince (in programmazione)
- Millepiedi (in programmazione)
- Cavalletta della schiuma (in programmazione)
- Coleottero bombardiere (in programmazione)
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