Sul mercato nero, un chilo di avorio può arrivare a costare fino a tremila dollari. Il principale mercato di esportazione resta quello cinese, dove la domanda di avorio sembra non calare.
Una richiesta doppiamente pericolosa, perché oltre a mettere a serio rischio la sopravvivenza degli elefanti africani finanzia il terrorismo internazionale.
Secondo l’organizzazione no profit Elephant Action League, infatti, il 40% dei fondi del gruppo terroristico somalo Al-Shabaab proverrebbe proprio dal commercio illegale di avorio. Un business in continua crescita, che frutterebbe alla cellula affiliata ad Al-Qaida introiti mensili che vanno dai 200mila ai 600mila dollari. Cifre immense, per un paese come la Somalia, dove il PIL pro capite annuo raggiunge appena i 600 euro e che permette ad Al-Shabaab di mantenere al soldo oltre 5mila uomini.
Negli ultimi tempi, tuttavia, il business dell’oro bianco ha iniziato a far gola anche ad altri gruppi armati.
Secondo le associazioni ambientaliste che operano in territorio africano, il commercio illegale di avorio sosterrebbe anche le attività dei miliziani filo governativi di Janjawid in Sudan e del gruppo armato ugandese di matrice cristiana Lord’s Resistance Army.
Ecatombe di elefanti
Il bracconaggio genera, ogni anno, un giro d’affari di oltre 23 miliardi di dollari. Nonostante le campagne di sensibilizzazione, la domanda di avorio da parte di Cina e Thailandia – ma anche Stati Uniti – resta alta.
Ogni giorno, per soddisfare la richiesta di oro bianco, vengono uccisi per mano dei cacciatori di frodo 70 elefanti, di cui in Africa, secondo le ultime stime del WWF, rimarrebbero 470mila individui, circa un decimo della popolazione presente nel continente all’inizio del secolo scorso.
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