Nonostante venga definita un’azienda “no profit”, la Patanjali Ayurved, fondata dal guru televisivo dello yoga Swami “Baba” Ramdev, lo scorso anno ha fatturato 300 milioni di dollari. E ha messo in discussione lo strapotere delle multinazionali in un mercato strategico come quello indiano.
“Le grandi Corporation pensano solo al profitto – ha recentemente detto lo yogi in un’intervista rilasciata al New York Times -. Le persone per loro non sono mai la priorità. Il nostro obiettivo, invece, è la salute della gente e della nostra nazione. A differenza degli altri marchi noi non spediamo soldi in pubblicità: sono io stesso il brand ambassador e questo ci permette di continuare a produrre a prezzi contenuti”.
Il successo
Proprio il costo basso dei prodotti, inferiore del 45% rispetto a quello delle aziende più note, è uno dei fattori che ha permesso la rapida escalation del marchio. Gli altri ingredienti del successo sono i richiami alla medicina ayurvedica e il “Made in India”, aspirazione autarchica che è stata battaglia anche del Mahatma Gandhi .
Il catalogo dell’azienda, che ha la sua sede alle pendici dell’Himalaya, conta circa 500 prodotti: si va dai beni di prima necessità a preparati più moderni, come quello per i noodles istantanei.
Secondo Baba Ramdev, i grandi marchi non hanno a cuore la salute del consumatore e i loro prodotti spesso sono dannosi, anche per l’ambiente. Quelli della Patanjali Ayurved, invece, sarebbero formulati in maniera del tutto naturale e tradizionale.
Tutte argomentazioni che hanno convinto gli acquirenti del mercato indiano, come mostrano i dati.
“La richiesta è in continuo aumento – ha proseguito Baba Ramdev -. La nostra produzione di dentifricio è decuplicata, arrivando a coprire il 4.5% dell’intera richiesta nazionale”.
Al contempo, negli ultimi 11 mesi, le azioni della Colgate – Palmolive hanno perso il 22% del loro valore alla borsa di Bombay.
Secondo HSBC l’azienda è solo all’inizio e ha importanti margini di crescita. Le stime parlano di un fatturato di 750 milioni di dollari entro la fine del 2016.
Per restare al passo con la domanda Baba Ramdev ha già iniziato ad investire nella propria linea produttiva. Sono stati acquistati macchinari per 74 milioni di dollari. Più difficile trovare la manodopera: lo yogi, infatti, richiede che il personale non beva alcol, non fumi e sia vegetariano. “Non seguiamo la cultura tipica delle multinazionali, ma anche noi abbiamo i nostri valori”, ha aggiunto Acharya Balkrishna, braccio destro di Baba Ramdev.
Le controversie
Nonostante il successo dirompente la figura di Baba Ramdev resta sotto certi aspetti controversa. Il guru, infatti, garantisce di poter curare l’omosessualità con sedute di yoga. Il caso più eclatante, però, resta quello del Divya Putrajeevak Seed, preparato a base di erbe che promette di curare l’infertilità femminile e favorire la nascita di un figlio maschio. Tematica quantomeno scottante in un Paese dove la selezione prenatale in base al sesso del nascituro è pratica ancora largamente diffusa.
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