Con l’attivazione di una procedura di cooperazione internazionale per la tutela di un sito archeologico sommerso al largo delle coste siciliane, l’Italia è il primo paese ad impegnarsi come previsto dalla Convenzione UNESCO del 2001 per la protezione del patrimonio culturale sottomarino. Si tratta del Banco Skerki, la mitica secca che si trova a circa 50 miglia ad ovest di Marettimo, tra Sicilia, Sardegna e Tunisia. Il Banco Skerki custodisce numerosi reperti archeologici di eccezionale valore storico, artistico e culturale, tra cui cinque relitti di navi romane (età compresa tra il I sec. a.C. e il IV sec. d.C. e fino a 30 metri di lunghezza), anfore, vasi, utensili in vetro e bronzo. La secca, trovandosi quasi a pelo d’acqua e soprattutto sulla rotta tra Roma e Cartagine, doveva costituire un’insidia non di poco conto per i natanti, specie durante le giornate di bonaccia. Durante la Seconda Guerra Mondiale, inoltre, a ridosso della secca, avvenne la famosa battaglia omonima che vide una squadra navale della Royal Navy britannica affondare un convoglio di navi italiane e tedesche: ulteriori relitti oggi disseminati sui fondali del Banco.
Situato in acque internazionali, per via della sua lontananza dalla terraferma e dalla scarsa frequentazione, lo Skerki è oggi uno dei luoghi più incontaminati del Mediterraneo. Gli incredibili fondali, un tempo saccheggiati dai cercatori di corallo, ospitano numerose grotte e pareti tappezzate di gorgonie e popolate da colonie di aragoste. Si possono incontrare banchi di barracuda, ricciole, dentici e grosse cernie, così come delfini, globicefali, tonni e tartarughe; proprio in questa zona, inoltre, lo squalo bianco viene a riprodursi. Lo Skerki fa parte di un dedalo prezioso di secche, banchi e seamounts che puntellano il fondale tra Sicilia e Tunisia ed il Canale di Sicilia. Oggi questi luoghi sono considerati il principale hot-spot della biodiversità nel Mediterraneo, rappresentando inoltre dei veri e propri “punti d’incontro” in mare aperto per tantissime specie. Ambienti fragili ma indispensabili alla diversità biologica del nostro mare. La rilevanza ambientale dei banchi del Canale deve spingere gli Stati costieri a valutare la possibilità di realizzare una zona protetta transnazionale che sia un santuario della biodiversità, con il fine di garantire la tutela delle specie protette, impedendo la pesca illegale o altre attività che rischiano di mettere a repentaglio l’habitat ed il patrimonio esistente. Terre emerse durante i periodi glaciali, i fondali del Canale di Sicilia e della zona dello Skerki potrebbero custodire inoltre testimonianza della vita dell’uomo preistorico, oltre ai tantissimi relitti di ogni epoca e origine che riflettono l’enorme ricchezza storica e culturale del Mare nostrum. Proporre all’UNESCO la creazione dunque di un grande ‘parco internazionale dei banchi dello Stretto di Sicilia’, che includa non soltanto lo Skerki ma anche e soprattutto tutti i principali rilievi sommersi del Canale. Tutelare questo straordinario patrimonio naturale e culturale, per salvaguardarlo dal pericolo di eventuali attività o interventi che potrebbero comprometterne per sempre il delicato equilibrio.
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