Pubblicato per la prima volta nel 2014, l’Animal Protection Index (API) è uno studio che confronta la tutela degli animali nei diversi Paesi prendendo in considerazione una serie di parametri di valutazione, tra cui l’applicazione e l’interpretazione delle normative.
L’indice viene pubblicato dalla World Animal Protection (WAP), un’associazione no profit che da più di 40 anni si occupa di protezione animale.
I voti sono stati dati in lettere, dalla “A” alla “G”.
I Paesi migliori
Tra i Paesi che hanno ottenuto i risultati migliori, ovvero la “B”, ci sono Austria, Svezia, Danimarca, Regno Unito, Nuova Zelanda e Svizzera.
L’Italia risulta particolarmente attenta ad alcune tematiche, ottenendo però come valutazione generale soltanto una “C”, a pari merito con Germania, Spagna, Polonia, Messico, India e Malesia.
Per realizzare questo report sono stati utilizzati 10 indicatori radunati in 4 obiettivi che riguardano le tematiche più importanti:
- il rispetto degli standard internazionali di welfare
- la presenza di una legislazione adeguata
- il riconoscimento dei sentimenti e della sofferenza delle specie
- l’istituzione di risorse e di appositi organi di governo.
Tutela degli animali nella ricerca scientifica
In Europa troviamo i Paesi maggiormente impegnati nella tutela animale, che hanno ottenuto una “A” nel parametro riferito alla tutela degli animali utilizzati nella ricerca scientifica.
Dal 2013 non possono essere effettuati i test cosmetici sugli animali e l’utilizzo di cavie nella ricerca scientifica sono regolati dalla direttiva 2010/63/UE. Entrambe le norme sono ritenute ancora inadeguate dalle associazioni animaliste, ma nel resto del mondo la situazione per gli animali è peggiore.
Gli Stati Uniti in questo campo hanno ricevuto solo una “C”, perché una delle normative di riferimento prese in considerazione dall’API, chiamata Animal Welfare Act, estromette i ratti e i topi dal suo ambito di applicazione, malgrado siano tra gli animali di cui la ricerca si avvale in maggior misura.
Il Canada ha ottenuto semplicemente una “E”, poiché le istituzioni canadesi che praticano esperimenti sugli animali possono scegliere di non partecipare al Canadian Council on Animal Care (CCAC), l’organismo autonomo e indipendente fondato per supervisionare l’uso etico degli animali nella scienza.