Per viaggiare sulle strade asfaltate senza l’aiuto di un motore, non c’è mezzo più performante di una bicicletta da corsa.
Quindi chi ha intenzione di mettersi a pedalare per fare dei giri giornalieri da 30 chilometri in su, farebbe meglio ad archiviare la sua bicicletta da città, o la sua mountain bike, o la pesante bicicletta da turismo e procurarsi una scattante bicicletta da corsa.
Pedalando con un simile mezzo, resterà senz’altro positivamente sorpreso di quanto avrà incrementato le sue prestazioni.
Per chi invece già pedala regolarmente, ma possiede una bicicletta da corsa piuttosto antiquata, troverà comunque un grande beneficio nel sostituirla con una più moderna e più leggera.
Dal “cancello” con le ruote alla bici in carbonio
L’evoluzione tipica vissuta da un ciclista amatoriale, oggi non più ragazzo, è iniziata con un “cancello” dal telaio in acciaio, magari d’occasione, o scoperto rovistando in cantina; è continuata poi con una bici, di prima, o seconda mano, con telaio in alluminio; infine è approdata al lusso di una bicicletta nuova con telaio in carbonio.
Raggiunto tale livello, possono insorgere dei dubbi su che cosa acquistare e quanto ne valga la pena.
Sicuramente chi percorre tanti chilometri ogni anno (10.000 e oltre) deve mettere in conto che la bicicletta si consuma e alla lunga, dopo 4/7 anni, sarà ora di sostituirla.
Fa eccezione il caso di un ciclista con l’hobby della meccanica, quindi in grado di provvedere personalmente alla manutenzione dei pezzi consumati, in modo da mantenere la sua bicicletta in perfetta efficienza, senza spendere un capitale.
Chi non raggiunge simili percorrenze, ma possiede una bicicletta vecchia di sei anni od oltre, già in carbonio e dotata di cambio a 10 rapporti posteriori e due corone anteriori, può facilmente rendersi conto che, in questo arco di tempo, le biciclette da corsa hanno ricevuto delle notevoli migliorie tecniche.
Cosa è migliorato negli ultimi anni
1 la corona compatta all’anteriore
2 i telai in carbonio monoscocca più robusti, più leggeri ed elastici nei punti che servono
3 i cavi, che comunque intralciano, non più a vista ma nascosti nel telaio
4 i cambi molto precisi con 11 rapporti
5 le ruote in alluminio o in carbonio, più robuste, longeve, eppure leggerissime
6 i freni ad archetto con doppio attacco al telaio
7 i cambi elettronici
8 i freni a disco
Chi mi legge da tempo, sa che i due punti finali (cambio elettronico e freni a disco) non costituiscono una mia priorità nella scelta della bicicletta.
La bici giusta per il tipo di impiego
In questi ultimi anni, si può anche notare una diversificazione nell’utilizzo di una bici da corsa. Abbiamo cicli ultra leggeri e agili, particolarmente adatti per la salita. Bolidi carenati, estremamente penetranti attraverso l’aria, studiati per la pianura. Mezzi meno esasperati ma dotati di inediti punti di snodo che li rendono più elastici e confortevoli. Biciclette da corsa particolarmente robuste, le “gravel”, adatte agli sterrati. Bici attrezzate appositamente per le gare di Triathlon.
Personalmente ritengo che chi possiede una bicicletta top di gamma, se deciderà di sostituirla con una nuova, dopo un periodo relativamente breve (2/3 anni) – quindi più per gusto che per necessità – non riceverà le medesime emozioni paragonandole con quelle provate nell’acquisto di un’auto o di un motoveicolo nuovi.
La bicicletta è talmente essenziale che non può esercitare la medesima attrazione estetica verso il suo acquirente rispetto ad un veicolo più complesso dotato di carrozzeria e di un motore.
Nemmeno all’atto pratico della guida ho riscontrato differenze abissali, se non una maggiore scorrevolezza e l’assenza di tutti quei noiosi rumorini e ticchettii, che aumentano con l’età del ciclo.
Diversamente, nell’acquisto di una nuova bicicletta possono giocare altre pulsioni, non del tutto razionali, come il senso del possesso, la voglia di collezionarne il maggior numero possibile, conservando le più antiche come reliquie, la consapevolezza di poter disporre del mezzo più adeguato per ogni occasione, i compiacimento narcisistico di mostrarsi a cavallo dell’ultimo modello appena arrivato sul mercato. Ma, soprattutto, l’intramontabile speranza che la nuova bicicletta compia il miracolo di farci andare più forte!
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