L’Area rifiuti della Regione Lazio ha bloccato il progetto per la realizzazione dell’impianto industriale per la produzione di biogas, che sarebbe dovuto sorgere nel IX Municipio di Roma in località Solfatara, al confine con Pomezia. L’impianto avrebbe trasformato in biogas circa 240mila tonnellate all’anno di spazzatura: prevalentemente avanzi alimentari, potature e sfalci erbacei, fanghi di fogna, ceneri di inceneritori e percolati provenienti dagli allevamenti animali.
Nelle vicinanze, in località Torre Maggiore, è temporaneamente bloccato dal Tar del Lazio un altro progetto per impianto di biogas da 60mila tonnellate di rifiuti l’anno, che era stato invece autorizzato dalla Regione Lazio nel luglio scorso.
I problemi di Roma
I nodi che rendono controversi questi due progetti, ma che a loro volta bloccano ogni possibile soluzione sia al problema rifiuti sia alla produzione di combustibile non fossile, sono principalmente due:
• il primo è un aspetto politico e di opportunità, visto che a proporre il progetto di Solfatara è la società Pontina Ambiente Srl, di Manlio Cerroni, il presunto monopolista romano dei rifiuti, accusato dalle procure della Repubblica di Velletri e di Roma di aver costituito una associazione a delinquere finalizzata al controllo del ciclo regionale dei rifiuti;
• il secondo nodo riguarda la vicinanza dei due impianti in un’area, Roma sud, sono previsti altri nove impianti dello stesso tipo.
Diverso approccio a Brescia
La Provincia di Brescia, nonostante una raffica di pareri negativi, al termine di un estenuante iter, ha dato il via libera alla realizzazione di un impianto di biogas, che produrrà energia dal trattamento dei liquami provenienti dagli allevamenti. La struttura sorgerà in località Cerreto, a nord di Montichiari. Il progetto della società Abruzzo Energie di Bolzano è per un impianto di piccole dimensioni, un cogeneratore di 200 kW, alimentato con la lettiera degli allevamenti avicoli e con sottoprodotti di origine agroindustriale, come melasso e sfarinati. Il Comune aveva già espresso parere contrario riguardo la localizzazione della struttura, come negativo era il parere degli ambientalisti, sempre a causa della location scelta: «Pensavamo con gli auguri di Natale di poter passare qualche giorno in serenità e, invece, la Provincia di Brescia ci ha fatto trovare un altro regalo… Una nuova autorizzazione per un impianto biogas. Fra l’altro, l’impianto alimentato a biogas, avendo una potenza termica nominale complessiva inferiore ai 3 mW, non è soggetto ad autorizzazione alle emissioni in atmosfera». È questo lo sfogo scritto su Facebook del Comitato Cittadini Calcinato attraverso la sua portavoce Laura Corsini.
L’appello dal X Forum QualEnergia
«Stiamo vivendo una sfida epocale: nutrire un pianeta sempre più sovrappopolato, fornendo l’energia che serve per le infrastrutture, le abitazioni, i trasporti. Il tutto contribuendo a invertire la tendenza al surriscaldamento globale e migliorando la salute umana, sempre più a rischio a causa delle sostanze chimiche che, dal campo, arrivano sulla tavola di ciascuno»: questo l’appello lanciato da Piero Gattoni, presidente di CIB (Consorzio Italiano Biogas e Gassificazione) a margine del X Forum QualEnergia. «Grazie alla pratica elaborata dal CIB del Biogasfattobene® – che unisce tecniche agricole avanzate e di minimo intervento, doppi raccolti, fertirrigazione e metodi di arricchimento naturale del terreno – l’azienda agricola ritorna al centro dello sviluppo economico, perché produce più cibo senza aumentare la superficie coltivabile (grazie ai doppi raccolti) e riduce sensibilmente le spese: non deve, infatti, smaltire gli effluenti zootecnici, che diventano prezioso digestato utilizzato come biofertilizzante».
L’azienda agricola diventa, in questo modo, un’attività carbon negative, perché opera un sequestro attivo del carbonio (sotto forma di biomassa coltivata) e uno stoccaggio dello stesso nel terreno, grazie all’utilizzo del digestato come biofertilizzante.
Lo studio dell’Unione Europea sul biogas
In vista dell’attuazione degli obiettivi del Climate and energy package, l’Ue ha realizzato uno studio sullo sfruttamento sostenibile del biogas.
Sul tema della “materia prima” da immettere negli impianti, secondo questo documento il biogas da rifiuti e il recupero del gas da discarica risultano le opzioni più sostenibili per sostituire i carburanti fossili: la maggior efficienza energetica in produzione di biogas si ottiene, infatti, dalla digestione locale di Forsu (la parte organica della raccolta differenziata domestica). Ma attualmente solo il 10% della produzione di biogas proviene da fanghi fognari e il 21% è recuperato dalle discariche; tutto il restante 69% viene prodotto da reflui zootecnici, sottoprodotti agroalimentari e colture dedicate. La Germania produce circa il 50% del biogas in Europa e, infatti, quasi tutta la sua produzione proviene da mais di colture dedicate; l’Italia è il secondo produttore comunitario di biogas, , ma anche qui, come in Germania, pur con una fetta consistente di gas da discarica la maggior parte deriva da sottoprodotti agricoli e colture dedicate.
Quanto all’utilizzo del biogas generato, le analisi numeriche effettuate dai ricercatori evidenziano che la maggiore efficienza energetica si ottiene con l’utilizzo locale del biometano immesso in rete a bassa pressione per produrre acqua calda e riscaldamento in caldaie domestiche a condensa.
Con un’adeguata normativa e diffusione capillare sul territorio di microimpianti, si potrebbe per il prossimo decennio incrementare la produzione di biogas senza dover ricorrere alle contestate coltivazioni dedicate: infatti, esiste molta biomassa utilizzabile con il criterio della filiera corta che viene ancora oggi destinata inutilmente alle discariche e agli inceneritori, o addirittura lasciata marcire.
Come funziona un impianto?
All’interno del fermentatore vengono convogliate varie sostanze naturali (letame, liquame, pollina, siero lattiero-caseario, scarti vegetali, sottoprodotti agricoli). Sono ottime materie prime sono anche le colture dedicate (mais, frumento, sorgo, granella) e gli scarti dell’industria agroalimentare.
Nel fermentatore, in assenza di ossigeno e a temperatura controllata, i batteri degradano la sostanza organica. Il risultato è triplice: biogas, calore e digestato (fertilizzante liquido naturale).
Il biogas viene convertito in energia elettrica grazie a un cogeneratore e ceduto alla rete nazionale. Una parte è convertita in ulteriore calore.
Il calore, oltre che per il processo di fermentazione stesso, è utilizzato per il riscaldamento dell’azienda o per un processo industriale.
Il digestato viene utilizzato come fertilizzante naturale nelle coltivazioni aziendali, la cui qualità è di gran lunga superiore al letame.
Il CIB – Consorzio Italiano Biogas è la prima aggregazione volontaria che riunisce aziende agricole produttrici di biogas e biometano da fonti rinnovabili; società industriali fornitrici di impianti, tecnologie e servizi per la produzione di biogas e biometano; enti e istituzioni che contribuiscono alla promozione della digestione anaerobica per il comparto agricolo.
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