Fa sempre un certo effetto scoprire nuove affinità comportamentali fra uomo e animali non umani.
In questo settore i bonobo (Pan paniscus) sono sicuramente fortissimi, visto che condividono con noi una grande quantità di caratteristiche, compresa quella di riconoscere le voci dei vecchi “amici”.
Un team di ricerca internazionale ha studiato le reazioni di alcuni bonobo ospiti di tre zoo europei (Apenheul in Olanda, Planckendael in Belgio e La Vallée des Singes in Francia) all’ascolto delle voci di loro simili.
I risultati della ricerca, pubblicata su Scientific Reports, hanno mostrato chiaramente che i bonobo sono in grado di riconoscere le voci dei loro conspecifici anche a distanza di anni.
Questo, molto probabilmente, è dovuto al fatto che la complessa struttura sociale di queste scimmie richiede efficienza nel riconoscimento: distinguere i propri simili in base ai tratti del volto e alla voce permette, infatti, di impostare e mantenere le gerarchie sociali all’interno delle comunità matriarcali composte da diverse decine di individui.
I bonobo, che insieme a gorilla gibboni e scimpanzé fanno parte delle quattro grandi scimmie antropomorfe, sono animali particolarmente studiati. La loro struttura fisica (spesso associata ad antenati dell’uomo come l’australopiteco) e la loro stretta parentela con l’uomo ha prodotto numerosi parallelismi tra il nostro e il loro comportamento. Alcuni studiosi ritengono che la società dei bonobo sia pervasa da grande serenità grazie alla loro esuberante e libera sessualità, che aiuterebbe a eliminare la violenza. Una visione che stimola anche ragionamenti sul significato del termine evoluzione, un buon esempio è la canzone “Bonobo power” di Caparezza.
Esistono poi anche bonobo famosi.
Come Kanzi, un maschio di bonobo nato in cattività nel 1980 (ha anche una pagina su Wikipedia) che ha sviluppato delle sorprendenti capacità. Dalla comprensione di molte parole inglesi al corretto utilizzo di touch screen, passando per l’abilità di accendere un fuoco. Comportamenti che più umani non si può.
Illustrazione: Silvia Venturi
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