Uccelli e aerei. Sembra un connubio scontato, entrambi usano le ali per volare. Ma talvolta questa similitudine rischia di ritorcersi contro i mezzi aerei (e naturalmente i volatili).
L’ultimo episodio si è verificato pochi giorni fa in Brasile, presso l’aeroporto Marechal Cunha Machado di Sao Luish. Un aeromotore si è scontrato con un grosso avvoltoio. L’animale ha sfondato il parabrezza e si è “abbattuto” sul pilota che è rimasto ferito. Quattro le persone a bordo, ma l’atterraggio di emergenza ha scongiurato un epilogo più infausto.
Sono episodi che si verificano frequentemente. A marzo un Airbus A321 decollato da Beirut, diretto a Francoforte, si è scontrato con uno stormo di uccelli. Un motore è andato in tilt e il pilota è stato costretto anche in questo caso a un atterraggio di emergenza.
In Turchia, a maggio, un aereo della Turkish Airlines diretto a Nevsehir, ha subito quel che in gergo viene definito un “bird strike”. L’ogiva dell’aereo ha subito i danni maggiori, ma il mezzo è riuscito comunque a raggiungere la meta. Non va sempre bene.
Si calcola che dal 1912 a oggi gli scontri con gli uccelli abbiano provocato un centinaio di incidenti mortali, con la scomparsa di centinaia di persone. Dal 1990 al 2012 si sono verificati solo in America 127mila impatti fra un aereo e degli uccelli.
Le conseguenze sono anche di natura economica, poiché in un anno le industrie dei trasporti sborsano 700 milioni di dollari per riparare i danni di un bird strike. Il fenomeno avviene nel 90% dei casi durante le fasi di decollo e atterraggio, ma non sono mancati episodi a 8 o 9mila metri di quota, rendendo ancora più difficile il prosieguo del viaggio.
Dipende tutto dalla velocità. Così anche un piccolo uccello che si scontra con un grosso velivolo può provocare problemi. Si stima che lo scontro fra un volatile di cinque chili che si muove a 240 chilometri all’ora, equivalga all’impatto di un peso di mezza tonnellata che precipita da un altura di tre metri. Ma il problema non è solo umano. Perché a rimetterci sono soprattutto gli uccelli. E di fatto è l’uomo che invade il loro spazio naturale.
La Federal Aviation Administration ha stabilito che sono 482 le specie di uccelli coinvolte in questo tipo di incidente: si va dai piccoli passeriformi, a grossi uccelli come i gabbiani e i pellicani.
Soluzioni? Recentemente è stata avanzata l’ipotesi di posizionare sugli aerei luci particolari in grado di allontanare gli stormi dalle rotte aeree. Il riferimento è a luci con lunghezza d’onda di 470 nanometri, che vengono immediatamente percepite dai volatili ed evitate. I primi test sono andati a buon fine e già si pensa di utilizzarli anche per proteggere gli uccelli dagli impatti con i grattacieli.
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