Da tempo se ne parla come dei più interessanti risultati ottenuti dalla robotica italiana. Oggi approda a Bruxelles, al Palais des Beaux-Arts, dove è stato ufficialmente presentato, sostenuto dall’intervento di Andrus Ansip, vicepresidente della Commissione Europea per il Mercato unico digitale, e dal primo ministro Matteo Renzi. iCub è un robot “bambino” progettato nel 2004 dall’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT) e capostipite delle eccellenze italiane, presentato ufficialmente al Festival della Scienza di Genova nel 2009.
Svolge il suo lavoro presso una trentina di centri scientifici sparsi per il pianeta, dall’Europa al Giappone, dagli Stati Uniti alla Corea del sud. iCub possiede numerose capacità e può assolvere vari compiti appannaggio dell’attività umana. E’ in grado di gattonare, “vedere”, trasmettere immagini, riconoscere e afferrare oggetti, e svolgere una cinquantina di movimenti, coinvolgendo mani, braccia, testa, gambe.
Alto un metro e quattro centimetri, pesa ventidue chilogrammi e ha le fattezze di un bimbo di tre anni e mezzo. Può essere impiegato anche in ambito medico, per esempio in neuropsichiatria, nella cura dell’autismo. E in futuro promette di sostituire il classico apprendista, sviluppando la capacità di compiere esercizi e lavori senza mai stancarsi, imparando dai propri errori. Il suo nome? Un mix: la “i” deriva da “I, robot”, raccolta di racconti di fantascienza di Isaac Asimov; Cub è invece un tributo al cucciolo (mancub) del Libro della Giungla di Rudyard Kipling.
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