Secondo il WWF, l’anno 2015 che ci siamo appena lasciati alle spalle è stato un buon anno per l’ambiente. Con qualche pezzo di carbone che la Befana porterà nella calza dell’Italia, che ha visto un bilancio delle sue politiche ambientali un po’ schizofrenico.
Ma vediamo i tre eventi mondiali che hanno fatto dire che il 2015 è stato positivo.
- La Lettera Enciclica “Laudato si” sulla cura della casa comune resa nota a maggio da Papa Francesco.
- L’Agenda 2030 approvata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite con l’indicazione di 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile che andranno attuati in tutte le nazioni.
- L’Accordo di Parigi, sottoscritto da 195 nazioni nella Conferenza delle Parti (COP21) sul cambiamento climatico, in cui si chiede di fare il possibile per mantenere la temperatura media della superficie terrestre sotto i 2 °C rispetto alla temperatura esistente in epoca preindustriale.
I limiti da non superare
Ma nel frattempo dobbiamo agire in fretta: qualunque azione deve tener conto di due fattori, la crescita della popolazione globale e i cambiamenti provocati dall’uomo tra cui quello climatico è il più eclatante.
L’ultimo World Population Prospects delle Nazioni Unite ricorda, infatti, che abbiamo raggiunto i 7 miliardi e 300 milioni di abitanti sulla Terra e che raggiungeremo nel 2050 i 9 miliardi e 700 milioni (all’inizio dell’epoca industriale eravamo circa 800 milioni). La comunità scientifica ci indica quali sono i confini che non dovremmo sorpassare, pena effetti a cascata le cui conseguenze sono ritenute ingovernabili: uno di questi è il cambiamento climatico.
Per il WWF bisogna cambiare passo, modificando le impostazioni delle nostre economie ancora basate sulla crescita in un Pianeta dai chiarissimi limiti biofisici.
E l’Italia?
Di fronte allo scenario globale e ai richiami del mondo scientifico, il bilancio 2015 delle politiche ambientali del nostro Paese non è roseo.
“Purtroppo l’ambiente continua ad essere la Cenerentola delle nostre politiche ambientali, sebbene sui tavoli internazionali il Governo quest’anno si sia mosso bene” ha afferma Donatella Bianchi, presidente di WWF Italia. “Queste scelte però non riescono a tramutarsi in altrettanti atti coraggiosi e innovativi per l’ambiente nel nostro Paese”.
La principale cartina da tornasole, secondo il WWF, è su scala nazionale la quota dedicata alla spesa per interventi in campo ambientale (parchi, difesa del suolo, tutela del mare, contrasto del commercio illegale di specie protette, bonifiche. ricerca ambientale/ISPRA): la Legge di Stabilità 2016 impegna appena l’1,5% della spese complessive previste nella manovra.
Su clima e energia non si procede all’abbandono dei combustibili fossili e alla redazione di un vero Piano energetico nazionale per la decarbonizzazione del sistema produttivo, ma ci si accanisce su improduttive trivellazioni, che mettono a rischio le economie consolidate del turismo e della pesca.
La storica approvazione della normativa sugli ecoreati e l’avvio di un processo che porterà all’eliminazione dei richiami vivi per la caccia vengono depotenziati dallo scioglimento, previsto nella legge Madia, del Corpo Forestale dello Stato.
Positiva l’azione internazionale
Alla COP 21 l’Italia si è allineata alla posizione dei paesi più avanzati, grazie alla mobilitazione della società civile. Su scala europea, il Ministro dell’Ambiente Galletti ha sottoscritto una lettera di 10 Ministri dell’Ambiente in difesa delle direttive che tutelano la natura d’Europa (habitat e uccelli), grazie alla mobilitazione dalle associazioni ambientaliste, con WWF in prima fila.
Nel 2015, inoltre, l’Italia si è impegnata nel Summit mondiale per lo Sviluppo Sostenibile di New York.
Purtroppo, secondo il WWF, le istanze ambientali sono ancora marginali per il Governo e per la maggioranza parlamentare che lo sostiene. Sulle stesse materie in cui dimostra più coraggio fuori dai confini su scala nazionale la posizione è molto più arretrata.
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