Gli allevamenti intensivi, vere e proprie fabbriche della carne, inquinano pesantemente l’ambiente.
A dirlo è una nuova inchiesta di Greenpeace che ha preso in analisi l’acqua dei canali di scolo che scorrono a fianco dei capannoni dove sono stipati gli animali.
Antibiotici e pesticidi non autorizzati
Il livello di inquinamento evidenziato è superiore a quanto fino ad oggi creduto. Sono stati trovati, infatti, tracce di antibiotici e 30 diversi pesticidi, nove dei quali non sono autorizzati nell’Unione Europea.
«Negli allevamenti intensivi, infatti, gli animali sono nutriti con mangimi coltivati usando pesticidi e fertilizzanti chimici e vengono impiegate grandi quantità di antibiotici. Le conseguenze, e fra queste la maggiore probabilità di sviluppo di batteri resistenti agli antibiotici, sono preoccupanti», spiega Greenpeace.
Sistema insostenibile
Eppure queste bombe ecologiche ricevono sovvenzioni da parte dei Governi nazionali e della stessa Unione Europea.
«L’attuale Politica Agricola Comune è un sistema ingiusto poiché sostiene in modo sproporzionato grandi aziende di stampo intensivo e industriale, spingendo verso un continuo accorpamento e intensificazione, contribuendo alla scomparsa delle aziende agricole di dimensioni minori e più sostenibili – prosegue l’associazione ambientalista -. Nonostante si tratti di un sistema insostenibile quanto per gli animali, tanto per l’ambiente, gli allevamenti intensivi continuano a espandersi sempre di più in Italia e in Europa, mentre le piccole aziende che producono cibo sano in modo ecologico, stanno scomparendo».
Finanziamenti più equi
Nel 2021 l’Europa applicherà la nuova Politica Agricola Comune, vale a dire l’insieme di regole per l’assegnazione di sussidi e incentivi agli agricoltori e allevatori europei.
La richiesta è quella che i fondi vengano distribuiti in maniera più equa e che non finiscano solo nelle casse degli allevamenti intensivi.
«Per questo abbiamo lanciato una raccolta firme – conclude Greenpeace -. Le scelte alimentari che facciamo oggi determinano la salute del Pianeta di domani».
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