Ogni anno, tra la fine di giugno e la fine di luglio, si svolge il conteggio del cervo volante (Lucanus cervus) in Piemonte, quando la specie nel periodo più caldo dell’anno raggiunge il picco di attività ed è il momento della riproduzione.
L’Ente di gestione delle Aree protette del Po piemontese anche quest’anno ha terminato il monitoraggio di cervo volante, impegno che deriva dalla direttiva europea Habitat. Il motivo della conta è che questo insetto è un formidabile indicatore dello stato di salute dell’ambiente.
In tutti i 24 siti della Rete Natura 2000 in capo all’Ente Parco, i dati della sua presenza vengono raccolti a campione dai guardaparco, dal tecnico faunistico con i volontari che li affiancano che perlustrano le aree all’imbrunire, quando l’attività dei cervi volanti è frenetica: i maschi volano e lottano tra di loro, le femmine li attendono a terra. Soprattutto i maschi hanno lunghe “corna” robuste, strutture che fanno venire in mente i palchi dei cervi, da cui il nome cervo volante, e che in realtà sono enormi mandibole, inoffensive, anche se appaiono temibili.
Il metodo del transetto per censire il cervo volante
Nella Zona Speciale di Conservazione della Collina di Superga, all’interno del Parco naturale omonimo, il conteggio viene realizzato in modo diverso, attraverso il transetto, metodo indicato dalle linee guida ministeriali che consiste nel rilevare gli esemplari percorrendo un percorso prestabilito più volte in giorni diversi: nei boschi di Superga sono stati individuati quattro transetti, percorsi per cinque volte durante il mese di luglio.
Sorpresa positiva
Tirate le somme, il risultato è una sorpresa: il 2023 è stata un’annata eccezionale, gli avvistamenti sono più che raddoppiati rispetto al 2022 e a Superga sono stati osservati oltre 100 individui.
Altra notizia positiva è che per la prima volta nel 2023 il cervo volante è stato visto anche al Bosco del Gerbasso a Carmagnola e nella Zona di Protezione Speciale del Meisino a Torino, segno che quei boschi lasciati per anni alle leggi della natura hanno trovato il loro giusto equilibrio.
Ma tutto questo basta per dire che i boschi sono in buona salute? Non proprio, perché rispetto allo standard richiesto i cervi volanti sono comunque troppo pochi. La ragione è che c’è poco legno morto lasciato a terra rispetto al necessario; è un elemento prezioso che non può mancare in un contesto naturale ed è vitale per il cervo volante. Solamente negli ultimi anni il regolamento forestale regionale obbliga a lasciare nel bosco la quantità adeguata di legna, ma il cervo volante ha però lunghi cicli di riproduzione e ci vorrà tempo prima che il numero di individui aumenti.
I cervi volanti sono operatori forestali di grande caratura: nutrendosi di legno morto contribuiscono alla formazione dell’humus, ossia della parte più attiva della sostanza organica del terreno, che è vita e dà vita.
La specie è stata associata a diversi alberi, tra cui la quercia, il tiglio, il faggio, il salice e l’ippocastano, dunque, proprio perché quest’ultimo è molto usato come albero ornamentale questi insetti si possono trovare anche in luoghi inaspettati come i viali cittadini, hanno un aspetto minaccioso ma non vi possono fare alcun male.
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