Ho sempre guardato con sospetto il mondo della moda: effimero, autoreferenziale, vacuo. Come vacuo? Va bene, so che l’industria della moda (tessile, abbigliamento, pelletteria e calzature) in Italia vale oltre 60 miliardi di euro l’anno. Ma che volete che vi dica? Trovo in ogni più utile la solidità dell’industria meccanica e impiantistica tedesca o lo spirito rivoluzionario dell’hi-tech statunitense.
L’insostenibile superficialità della moda ha collezionato un’infinità di perle negli ultimi decenni che non vale neppure la pena di raccontare. Milano Moda Donna 2016, in scena in questi giorni, ha offerto l’occasione per arricchire la collezione di questo stupidario moderno.
La parola d’ordine offerta da alcuni stilisti ai soliti giornalisti compiacenti è stata la seguente: basta, non esistono più le stagioni! Avete letto bene, non le mezze stagioni, come credevamo noi, povera gente comune, ma addirittura le stagioni intere. Sì, perché siamo tutti – hanno spiegato i maître à penser della mutanda – viaggiatori globali, quindi in ogni momento dell’anno dobbiamo avere a portata di mano seta, mohair e cachemire. Sigh!
Insomma, se eravate preoccupati, non tanto per gli effetti del riscaldamento globale, quanto piuttosto di avere comprato cappotti e piumini che rischiate di non poter più indossare per via delle temperature anomale, rallegratevi. Le stagioni non esistono più, se non nella testa della nonna – ha chiarito un baldanzoso sarto di cui ho scordato il nome. Pertanto possiamo andare tutti in vacca indossando con disinvoltura il nostro cardigan declinato in mille tonalità delicate e bordato al collo di pelliccia.
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