Il suo nome è M75, di lui si sa che è un individuo di lupo maschio e che, con ogni probabilità, è arrivato in Svizzera dall’Italia. Inoltre, è “accusato” di avere ucciso oltre 50 capi di bestiame negli ultimi due mesi, “reato” questo che gli è costato la condanna da parte delle autorità svizzere, che da settimane lo inseguono.
Sulle tracce di M75
Le indagini del Dna hanno dimostrato che M75 ha sbranato 32 pecore solo in Ticino e nei Grigioni. Secondo la legge svizzera, l’autorizzazione di abbattimento per i singoli lupi può essere rilasciata se questi uccidono 25 animali da reddito in un solo mese.
Secondo le indagini, però, M75 sarebbe colpevole anche dell’uccisione di pecore nei cantoni di Turgovia, Zurigo e San Gallo, per un totale di oltre 50 capi di bestiame. In una nota, l’associazione elvetica di tutela dell’allevamento sui pascoli (VWL) ha giudicato grave il fatto che la popolazione non sia stata adeguatamente informata della presenza del lupo, ritenuto dall’associazione pericoloso anche per le persone.
Secondo quanto ricostruito dalle autorità che seguono il caso, il lupo sarebbe arrivato dall’Italia, passando per il Cantone Vallese.
«Sospendere l’abbattimento»
Al momento, però, le ricerche di M75 non hanno dato alcun frutto. La sezione svizzera del WWF ha spiegato che il lupo potrebbe avere già lasciato il Paese ed essersi diretto verso l’Austria. Per questo, l’associazione animalista ha chiesto che venga revocato il provvedimento che ne autorizza l’abbattimento. «I guardiacaccia ticinesi rischiano di uccidere un altro lupo, e non M75 – ha detto in una nota l’esperta di grandi predatori del WWF Svizzera, Joanna Schoenenberger -. È molto probabile che il lupo abbia lasciato la Svizzera in direzione nord, dal momento che l’ultimo avvistamento è stato effettuato un mese fa vicino a Sciaffusa».
Il WWF, inoltre, ha ricordato come sia ormai tempo di fare prevenzione. «Dopo 16 anni , ovvero da quando è stata dimostrata la presenza del lupo in Ticino, sarebbe arrivato il momento di puntare sulla protezione delle greggi. La consulenza agricola deve essere potenziata, per far fronte alle esigenze degli allevatori», ha concluso Schoenenberger.
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