Ce lo sentiamo ripetere da tempo e lo ribadiamo noi stessi: i cambiamenti climatici non sono una minaccia per il futuro, sono in corso ora.
Stiamo però scoprendo che corrono a una velocità tale da precedere con i loro effetti perfino gli studi e le previsioni.
Solo pochi anni fa gran parte dell’opinione pubblica pensava al global warming come a qualcosa di piuttosto lontano in termini geografici e temporali. Anche i più attenti erano propensi a credere che sì, forse un giorno l’aumento delle temperature avrebbe potuto presentare il conto, ma che tutto sommato fenomeni quali la fusione dei ghiacci o la desertificazione delle terre si sarebbero manifestati solo fra molti decenni e in aree remote del pianeta.
Non è così. Oggi sappiamo che il pericolo è vicino a noi. Forse non abbiamo ancora compreso quanto.
Buona parte dell’Italia è colpita da una siccità senza precedenti. A una primavera anomala, è stata la seconda più calda dal 1800, si sta sommando un’estate infuocata. Dal principio dell’anno le precipitazioni sono scarsissime, con un deficit di quasi il 50 per cento rispetto alla media del periodo di riferimento 1971-2000.
Nelle scorse settimane Paola Mercogliano, responsabile della divisione modelli regionali e impatti al suolo del Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici, ha commentato così la situazione: «Non è il primo anno e sarà un comportamento sempre più frequente, sembra quasi che la realtà superi lo scenario».
Il modello associato ai cambiamenti climatici preparato dal CMCC disegna per l’Italia, nel periodo 2021-2050, uno scenario caratterizzato da un aumento dei periodi di siccità e una diminuzione delle piogge estive pari al 20 per cento rispetto a oggi. Ma nei commenti della ricercatrice traspare una forte preoccupazione: «Sembra di vivere già nello scenario ipotizzato. Noi ci aspettavamo qualcosa, che invece sta già succedendo. È come se quello che gli scenari prevedono si stia avverando in anticipo».
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