Sono appena rientrato da una breve vacanza nella valle dei Mòcheni, una bellissima zona poco frequentata dal turismo nel cuore del Trentino. Si tratta di una valle glaciale, traversale alla più grande Valsugana, abitata sin dal medioevo da popolazioni di lingua tedesca e ricca di storia e cultura. I bellissimi boschi di conifere che ricoprono gran parte dei fianchi della vallata sono ben conservati e ricchi di fauna e flora, sino alle vette più alte che raggiungono i 2300 m.
Eppure anche in questo contesto quasi idilliaco ho notato i segni dei cambiamenti climatici in corso e che ormai ci toccano tutti da vicino, anche in Italia. Salendo al lago di Erdèmolo in testa alla valle, a circa 2005 m. di quota, si nota la totale assenza del nevaio che solo sino a 5-6 anni fa occupava in maniera stabile la parte più alta di questa conca glaciale, mentre il piccolo bacino lacustre evidenzia i segni di un forte regresso, che ne hanno ridotto la superficie di quasi un terzo. Parlando poi con i valligiani mi raccontano come in pochi decenni il bosco si sia elevato di quota di almeno duecento metri, riducendo la fascia sommitale di praterie e pascoli. Anche la produzione di piccoli frutti (mirtilli, lamponi, ecc.), vanto della valle, è stata influenzata dal clima, almeno nelle varietà selvatiche: negli ultimi anni la diminuzione delle nevicate ha esposto soprattutto i mirtilli alle gelate notturne, riducendone la produzione. Se è diminuita la neve in compenso è aumentata la nebbia, fenomeno molto raro a queste quote sino a poco tempo fa.
In compenso negli orti oggi si cominciano a coltivare pomodori e zucchine, ampliando la varietà orticola locale, che tradizionalmente si limitava per lo più a cavoli e patate.
Osservo segnali analoghi anche nelle mie colline dell’Oltrepò pavese, dove da qualche anno hanno cominciato a piantare uliveti, mentre la fascia occupata dalle viti si sta innalzando di quota, oltre i tradizionali 500-600 metri ed andando a sottrarre preziosi habitat naturali, quali le praterie sommitali, ad uccelli e farfalle.
E certo non mi consola osservare un nutrito stormo di verdi parrocchetti dal collare, che da anni nidificano nei buchi del castello Visconteo e in quelli delle torri medioevali del centro storico, passarmi rumoroso sulla testa. Insomma il clima sta cambiando ovunque ed attorno a noi ogni giorno ne possiamo cogliere i segni. Dovremo abituarci e trovare nuove forme di adattamento. Temo sia ormai inevitabile.
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