Il gesto di camminare affonda le proprie radici nella storia dell’uomo. Sin dalle nostre origini il pellegrinare si è coniugato con la ricerca continua, e solo apparentemente contrapposta, di una identità e di nuovi orizzonti. I cosiddetti passaggi epocali sono stati quasi sempre accompagnati da un fervore pellegrino che ha favorito la comunicazione e il rapporto fra genti e popoli.
Forse sta proprio in questo l’attualità del cammino, il suo valore profondamente sociale e la sua grande forza di innovazione e cambiamento. Se è vero che la via più breve fra due punti è una linea retta, questa è anche la via più noiosa. La nostra vita invece è spesso tortuosa, lunga e anche sofferta, ma ben più affascinante.
Del resto non è certo un caso se, dalla notte dei tempi, la metafora del viaggio e della strada è una delle preferite per narrare la vita in tutta la sua complessità e dinamicità. Da quando ha saputo distinguere l’uso degli arti, destinandone un paio ad afferrare oggetti e l’altro ad andare errando, correre o scalare, l’uomo ha percorso migliaia di migliaia chilometri: per cacciare, sfuggire ai cataclismi, cercare terre migliori o solo per il gusto di scoprire panorami inesplorati.
Veniamo tutti da un gruppo di donne e uomini che abitavano un luogo compreso tra Kenya, Tanzania ed Etiopia, dunque ne abbiamo fatta di strada! Non fermiamoci proprio ora, ribelliamoci alla sedentarietà e all’illusoria ricerca di sicurezza che caratterizza i nostri tempi. E soprattutto ricordiamoci che lo scopo del viaggio non è quello di rendere ciò che è differente il più possibile simile a noi. Il viaggio è scoperta del nuovo, del diverso e del meraviglioso. Per comprendere meglio tutto questo è necessario riscoprire la sua forma più arcaica: il cammino.
Il cammino è il solo, autentico modo per seguire una linea che non sarà quella ovvia e noiosa che unisce due punti secondo il percorso più breve. Il cammino ci spinge, ci attira e ci sprona nei meandri della vita, ci rivela un altro modo di osservare, pensare, adorare, vivere. I momenti più belli della nostra esistenza sono quelli in cui alla domanda «Dove stai andando?» possiamo rispondere «Non lo so. Lo saprò soltanto quando sarò arrivato».
Nella puntata precedente: Cose fatte coi piedi.
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