Il naturalista gallese Alfred Russel Wallace (1823-1913) è ora ricordato principalmente per aver ipotizzato la teoria dell’evoluzione per selezione naturale, presentandola insieme a Charles Darwin nel 1858. La lettera in cui scrisse a Darwin per raccontargli la sua intuizione (ne avevamo parlato qui) venne scritta con ogni probabilità a Ternate, un’isola vulcanica dell’attuale Indonesia. Ma Wallace non fu solo un avventuriero che ebbe un improvviso colpo di genio in un campo di studio relativamente distante dai suoi interessi principali. Le sue ricerche inclusero infatti in una moltitudine di argomenti diversi, tra cui la classificazione e la descrizione degli uccelli del paradiso, o lo studio dei colori di avvertimento tipici degli animali tossici, dal cattivo sapore o velenosi (il cosiddetto aposematismo).
Tra i campi in cui Wallace si distinse maggiormente ci fu lo studio della distribuzione delle specie animali e vegetali nello spazio e nel tempo, la cosiddetta biogeografia, disciplina di cui oggi lo scienziato gallese è considerato padre fondatore. In particolare, il suo lungo viaggio tra le isole del sud-est asiatico, durato sette anni e che gli permise di raccogliere migliaia di campioni biologici e di visitare decine di habitat diversi, lo portò a intuire come le specie viventi in quei territori avessero avuto origini diverse. Una immaginaria linea separava le terre asiatiche da quelle australiane, e con esse tutte le specie animali presenti che, secondo Wallace, avevano avuto origini distinte. Le differenze in effetti erano numerose e, come si sarebbe avuto modo di scoprire solo alcuni decenni dopo con la teoria della deriva dei continenti di Alfred Wegener, Australia e sud-est asiatico in passato erano stati separati da tratti di mare molto più estesi. Questa lunga divisione aveva portato alla nascita e alla diffusione di specie animali molto differenti al di qua e al di là di questo confine immaginario: a ovest tigri, leopardi e rinoceronti, a sud-est i marsupiali, ad esempio. In tempi molto più recenti, parte di queste differenze si erano poi attenuate con l’abbassamento del livello medio marino dovuto all’ultima glaciazione: con tratti di mare più brevi da superare, tante specie erano così migrate da una parte all’altra.
Questa suddivisione venne battezzata linea di Wallace dall’amico e collega Thomas Henry Huxley, ovviamente in onore di chi per primo aveva identificato questa separazione. Anche se il dibattito sul reale andamento di questa suddivisione sia in corso, in generale è tuttora considerata valida, e rappresenta il confine tra le ecozone di Asia e la Wallacea, una zona di transizione tra Asia e Australia. La linea separa il Borneo da Sulawesi (Celebes), e Lombok da Bali, queste ultime divise da uno stretto di soli 35 chilometri di mare. Questa separazione fu in seguito dibattuta e furono proposte alternative e perfezionamenti da Huxley stesso e dai naturalisti Max Weber e Richard Lidekker, ai cui nomi vennero associate nuove linee di divisione.
Che cosa è rimasto oggi di quello straordinario viaggio tra le isole del sud-est asiatico? Un grande numero di reperti di storia naturale (circa 125.000), raccolti in sette anni di peregrinazioni, una lettera che cambiò il corso della biologia e un bellissimo diario di viaggio, “L’arcipelago Malese”, che è ancora oggi un testimonianza vivida, appassionante e sorprendente di quali pericoli dovessero affrontare gli scienziati del tempo per esplorare gli angoli più remoti del nostro pianeta e per scoprire le origini della vita che lo popola.
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