Sarebbero stati oltre 350 i cani maltratti all’interno dell’allevamento cinofilo “Amico Cane” di Isola della Scala, in provincia di Verona.
Entra nel vivo in questi giorni il processo che vede accusati i gestori della struttura e la veterinaria responsabile dell’allevamento, tutti accusati di maltrattamenti. I tre, infatti, sono imputati per i reati di abbandono di animali e maltrattamento (Articoli 81 cpv, 110, 544 ter, 727 del Codice Penale).
L’iter della vicenda
La vicenda dell’allevamento “Amico Cane” ha inizio nel 2014 quando a seguito delle segnalazioni dei cittadini arrivano le prime denunce. La prima ispezione dei Carabinieri si conclude però con l’archiviazione. Bisognerà attendere la seconda ispezione, compiuta nel 2016 dagli uomini del Corpo Forestale, per far partire il sequestro degli animali.
«Nell’allevamento erano detenuti circa trecento cani, appartenenti a razze diverse e una trentina di animali da cortile, tra cui bovini, pony ed avicoli, tutti rinchiusi in condizioni incompatibili con la loro natura e produttive di gravi sofferenze sottoponendoli a comportamenti insopportabili per le loro caratteristiche etologiche, nonché cagionando agli stessi lesioni, anche omettendo di prestare loro le opportune cure e la necessaria assistenza veterinaria», si legge negli atti.
Cosa accadeva all’interno dell’allevamento
Nella citazione in giudizio si parla di cani costretti in spazi tali da non consentire un’adeguato movimento, detenuti in condizioni igieniche precarie e con scarso cibo a disposizione.
«Per questo gli animali manifestavano una condizione di grave sofferenza conseguente a stress cronico e una serie di anomalie etologiche quali ad esempio gli uggiolii continui, la masticazione nevrotica delle ciotole, la coprofagia, l’abbaiare isterico».
A ciò si aggiungevano lesioni e malattie mai curate.
Un quadro agghiacciante che non ha risparmiato neanche gli animali da cortile ospitati in ripari «con copertura in eternit in mancanza di aree pulite ed asciutte per il riposo, con mangiatoie vuote ed abbeveratoi contenenti acqua torbida su un corposo strato di rifiuti».
Un lieto fine
Nonostante la grande sofferenza, per gli animali maltratti tra le mura dell’allevamento lager è iniziata una nuova vita.
«Oltre 300 cani hanno trovato una famiglia e anche gli altri animali sono oggi ospitati in luoghi in cui non corrono il pericolo di essere maltrattati né macellati – ha spiegato la Lav, una delle prime associazioni animaliste intervenute nella drammatica vicenda –. Nello sfogliare le foto degli animali liberati, osservandoli ora a bordo piscina, non più denutriti e con il pelo folto e pulito, si è tentati di sperare che il racconto non sia reale, che tutto questo non sia mai accaduto. Una tentazione che subito si scontra con la realtà del trauma che molti di loro portano ancora oggi nel corpo e nella mente, a testimonianza di quanto subìto».
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