Il cuculo (Cuculus canorus) è un uccello piuttosto famoso, sarà per il suo nome, o per il canto inconfondibile, o per la sua incredibile strategia di parassita dei nidi (la femmina depone le uova nei nidi di uccelli più piccoli, facendo allevare la propria prole ad altre mamme).
Ma in uno studio recentemente pubblicato emerge un’altra caratteristica davvero singolare: in base al numero di sillabe del canto del cuculo è possibile determinare la qualità dell’ambiente di zone fortemente disturbate dalle radiazioni.
Lo studio in questione è stato svolto nella zona di Chernobyl, un’area che dopo il disastro nucleare del 1986 ha mostrato una capacità di rialzarsi che ha superato di gran lunga le nostre più rosee aspettative.
La grande rinascita della biodiversità rende Chernobyl un ottimo laboratorio dove poter osservare come le radiazioni incidono su un habitat e come la natura si riappropria di un territorio che un tempo era completamente antropizzato.
Gli scienziati hanno notato che il canto del cuculo è fortemente influenzato dalle condizioni ambientali, dipende dal tipo di suolo, dalla presenza di altri maschi, dall’habitat e dalla quantità di radiazioni.
La quantità di sillabe emesse da un individuo segnala il suo benessere e ci da indicazioni precise riguardo all’habitat, ad esempio nella zona di Chernobyl più fortemente contaminata dalle radiazioni il canto del cuculo è composto da circa sette sillabe, mentre nelle zone non contaminate le sillabe sono circa sedici.
Il cuculo è un importante bioindicatore anche in ambienti non disturbati dalle radiazioni, la sua presenza infatti può essere considerata come indizio di elevata biodiversità.
Insomma, più sentiamo cantare il cuculo e meglio è.
Illustrazione: Silvia Venturi
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