Un fitto negoziati tra Parlamento, Consiglio e Commissione UE, non ha portato risultati concreti, ma un rinvio al 7 dicembre per decidere l’obbligo di intervenire sugli immobili per raggiungere entro il 2050 determinati obiettivi di risparmio energetico degli edifici.
Infatti, dopo quasi dodici ore di colloqui, ha prevalso una linea morbida e si è arrivati all’eliminazione della norma che imponeva l’obbligo di intervenire sugli immobili entro determinate scadenze ed è su queste nuove basi che si vorrebbe chiudere definitivamente l’accordo a dicembre.
Attraverso la proposta di Energy Performance of Buildings Directive (EPBD), meglio nota come Direttiva “case green”, l’Unione Europea intende ridurre entro il 2030 del 55% le emissioni e raggiungere le emissioni zero entro il 2050, attraverso la riqualificazione del parco immobiliare e il miglioramento dell’efficienza energetica.
Considerando, però, che il Parlamento europeo è in scadenza e che a giugno 2024 ci saranno le elezioni europee, molti osservatori temono che a dicembre la Direttiva rischi di naufragare.
La proposta di Direttiva Europea EPBD cambia, quindi, volto e verranno lasciati margini più ampi agli Stati.
Ma restano da discutere i temi più caldi: l’articolo 9 sarà molto probabilmente tra i più lunghi da discutere, perché tratta le tempistiche di ristrutturazione degli edifici: classe E entro il 2030 e classe D entro il 2033.
Com’è la situazione in Italia?
L’Italia è tra i Paesi europei con gli immobili più datati. Secondo il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin: «Abbiamo un patrimonio particolare con 31 milioni di fabbricati, di cui 21 milioni oltre la classe D».
Secondo alcune stime dell’Associazione Nazionale Costruttori Edili (ANCE), per raggiungere gli obbiettivi europei, ogni anno andrebbero ristrutturate 180 mila abitazioni residenziali, con costi fino a 60 mila euro per le case di grandi dimensioni (100 mq).
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