Il Leopardo delle nevi (Panthera uncia) è uno dei felini più elusivi e affascinanti del Pianeta. Simbolo della sfida per la conservazione della biodiversità a livello globale, questa specie è seriamente minacciata, tanto che le stime parlando di appena poche migliaia di individui presenti in Natura.
Ora, a mettere a rischio la sopravvivenza del felino ci si mette anche la produzione di cashmere. Secondo uno studio sul campo condotto ricercatori del MUSE di Trento, tra cui Francesco Rovero e Simone Tenan, l’incessante aumento di allevamenti di bestiame per soddisfare il mercato globale del cashmere ha un impatto negativo non solo sull’habitat ma anche sulle prede naturali del Leopardo, tra cui lo Stambecco Siberiano, e potrebbe minare la sopravvivenza dello stesso felino.
Richiesta di lana in crescita
La ricerca – che rappresenta uno dei pochissimi esempi di studi scientifici finalizzati a valutare l’impatto dell’allevamento – è stata condotta sui Monti Altai, in Mongolia, uno degli habitat elettivi di questo felino che vive nelle impervie aree montuose dell’Asia Centrale. In questa zona la richiesta del pregiato filato ha raggiunto livelli insostenibili, facendo registrare la soglia dei 40 milioni di capi di bestiame. La Mongolia, con la Cina, è infatti tra i maggiori esportatori di lana cashmere al mondo.
La presenza scomoda delle greggi
La ricerca, che si è avvalsa dell’ausilio di foto-trappole per rivelare la presenza delle specie selvatiche, ha rivelato quasi mille sequenze di passaggi da parte di greggi di bestiame domestico, contro i 500 effettuati dal leopardo delle nevi.
«Abbiamo analizzato i dati delle quasi 50 fototrappole che abbiamo sistemato nel 2015 in un parco nazionale nei Monti Altai allo scopo di capire come il bestiame domestico influenza la presenza del leopardo delle nevi e dello stambecco siberiano, sua preda principale in quell’area – ha spiegato il ricercatore Francesco Rovero –. I risultati mostrano che, dove è presente il bestiame, la presenza dello stambecco crolla nettamente. Inoltre, abbiamo rilevato che la presenza del leopardo delle nevi non pare cambiare in presenza o assenza del bestiame, ma che non è neanche influenzata dalla presenza dello stambecco. Si tratta di un risultato inaspettato, che potrebbe indicare che il leopardo compensa il crollo delle prede con gli animali domestici, esponendosi quindi al bracconaggio e all’incremento dei conflitti con i pastori».
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