Il progetto per salvare il Cervus elaphus italicus, di cui rimangono appena 300 individui in tutto il territorio italiano, è giunto a un momento cruciale. Un primo nucleo di 20 esemplari di cervo italico provenienti dal Riserva Naturale Statale Bosco della Mesola, in provincia di Ferrara, l’ultimo areale residuo della sottospecie autoctona della nostra penisola, è stato infatti appena rilasciato in un’area naturale della Calabria, il Parco Naturale Regionale delle Serre e le Riserve naturali circostanti.
Si è conclusa così la prima fase dell’Operazione Cervo Italico, realizzata grazie allo sforzo congiunto di diversi partner (tra cui i Carabinieri Forestale, i gestori delle aree naturali coinvolte, l’Università di Siena e l’Alma Mater di Bologna, l’ente di studi faunistici DREAM Italia), al finanziamento di Regione Calabria, ai fondi raccolti da WWF Italia, nella cui Campagna ReNature è inserito, e al supporto di Arcaplanet e di tanti sostenitori.
Dopo essere stati catturati e trasferiti in tutta sicurezza a oltre mille chilometri di distanza, gli animali sono ora sottoposti a un intenso monitoraggio per mezzo di collari satellitari, che permettono la verifica degli spostamenti, dei tassi di sopravvivenza e di riproduzione e delle eventuali cause di mortalità.
Il progetto prevede il rilascio nella nuova area, identificata a seguito di uno studio di fattibilità condotto in base alle caratteristiche ecologiche e all’assenza di nuclei di cervo europeo, di almeno 20 individui per anno, per tre anni consecutivi, sempre nel periodo compreso tra i mesi di novembre e marzo per non interferire con le fasi più delicate del ciclo biologico della specie.
La missione è quella di salvare dall’estinzione una sottospecie unica: tutti i cervi presenti nel resto della penisola sono, infatti, cervi europei (Cervus elaphus hippelaphus), introdotti in Italia a partire dal secondo dopoguerra e in progressiva espansione.
Gli ultimi 300 esemplari di cervo italico, conservati fino a oggi nel Bosco della Mesola in condizioni di isolamento genetico, hanno dunque un futuro incerto per il rischio di consanguineità, di possibili modificazioni dell’habitat o di epidemie. Ma a oltre 30 anni dall’Operazione Cervo Sardo, lanciata dal WWF per salvare la sottospecie Cervus elaphus corsicanus, oggi passata da poche centinaia a quasi 10.000 individui, si spera che anche il futuro del cervo italico possa essere altrettanto roseo.
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