Come tutti sanno, Charles Darwin fu uno dei più grandi e influenti scienziati della sua epoca. Il perché è arcinoto: L’Origine delle specie, suo testo pubblicato nel 1859 con cui veniva presentata al mondo la teoria dell’evoluzione per selezione naturale, rivoluzionò per sempre le scienze della vita. Ma non solo: ebbe profonda influenza sulla politica, la società, la religione dei suoi tempi, e scatenò accesi dibattiti anche con persone che con la scienza ben poco avevano a che fare. Nonostante l’incredibile notorietà portata da questa opera, il suo autore non trascurò mai i tanti piccoli aspetti del suo lavoro di naturalista. E così, anche se potrebbe risultare sorprendente a chi non conosce bene il grande scienziato di Shrewsbury, la sua attività di ricerca non cessò mai di essere orientata verso campi di studio che molti potrebbero trovare quantomeno insoliti.
Nel 1881, un anno prima della sua morte, venne infatti dato alle stampe The formation of Vegetable Mould Trought the action of Worms, with Observation on their Habits (“La formazione della terra vegetale per l’azione dei lombrici, con osservazioni intorno ai loro costumi”), testo scientifico dedicato interamente ai… lombrichi. Darwin fu infatti ossessionato dai processi che conducono alla formazione dei terreni, e identificò i piccoli anellidi come i principali responsabili della formazione del suolo. Darwin, nella sua grande meticolosità, si dedicò anima e corpo allo studio dell’azione dei lombrichi: calcolò il numero esatto di esemplari che si potevano trovare in un acro di terreno inglese (per la precisione, riprendendo il vecchio calcolo di un altro scienziato, fissò il numero in 53767, poi ridotto a 26866 per i pascoli); studiò le loro reazioni alla luce e al calore; grazie all’aiuto della moglie Emma, che era un’abile pianista, cercò di capire anche le loro risposte al suono e alla musica: posizionò così un “lombricario” appositamente preparato sopra il pianoforte di casa, e ben presto capì che non erano tanto le melodie dello strumento a fare effetto sui piccoli animali, quanto le loro vibrazioni; studiò le antiche pietre di Stonehenge, per capire se lo sprofondamento nel suolo delle antiche costruzioni fosse anch’esso dovuto all’incessante azione dei lombrichi.
Ancora oggi, visitando la casa di campagna di Downe, nel Kent, dove Darwin visse gli ultimi decenni della sua vita (la cosiddetta “Down House”) è possibile trovare una grossa pietra circolare che lo scienziato fece installare in giardino, a livello del suolo: il suo scopo era (ed è tuttora) quello di misurare di quanto sarebbe sprofondata nel terreno grazie all’opera di scavo dei lombrichi nel suolo sottostante. Ironicamente, dopo circa un secolo e mezzo, la pietra non si è abbassata neanche di un millimetro. Questo, comunque, non toglie il merito del grande scienziato di aver voluto dimostrare sperimentalmente la sua teoria sui piccoli e operosi animali del sottosuolo.
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