Molti scienziati celebri si sono distinti, oltre che per le loro scoperte, anche per le loro vite avventurose, particolari, insolite. Ma ben pochi possono vantare un curriculum di stravaganze pari a quelle del naturalista inglese Charles “Squire” Waterton (1782-1865). Originario di una ricca famiglia aristocratica, Waterton esplorò le foreste della Guyana, dove la sua famiglia possedeva delle piantagioni di canna da zucchero. Fece numerosi viaggi nella vicina foresta amazzonica. Uno dei più memorabili lo condusse a piedi nudi fino in Brasile, nel corso della stagione delle piogge. Oltre a raccogliere campioni di innumerevoli specie animali si dedicò allo studio del curaro, il veleno che gli indigeni locali utilizzavano per le frecce delle loro lunghe cerbottane. Sviluppò un grande talento nella tassidermia e creò un nuovo modo di conservare le pelli degli animali, lasciandole cave e non imbottite dei tipici materiali morbidi che spesso toglievano realismo all’animale imbalsamato. Divenne celebre in patria per una vignetta che lo raffigurava intento a catturare un caimano, seduto sul suo dorso mentre tratteneva le zampe anteriori e un gruppo di indigeni trascinava l’animale fuori dall’acqua: si trattava di una scena realmente avvenuta.
Nonostante il carattere avventuroso, Waterton si distinse anche per la sua sensibilità ecologica ante litteram quando denunciò l’inquinamento causato dalle prime industrie pesanti inglesi. Fece recintare la sua villa con un muro alto tre metri per proteggerla dai fumi di un vicino stabilimento che bruciava grasso animale per farne sapone. Poi la fabbrica fu trasferita, proprio grazie ai suoi reclami. Il terreno che circondava la villa divenne un grande parco zoologico dove lo scienziato offrì rifugio a centinaia di uccelli nidificanti. Prese l’abitudine di dare sei penny a chiunque gli portasse un riccio, in modo da liberarlo nel suo parco. La villa fu sempre aperta ai curiosi, che la visitarono a migliaia nel corso degli anni. Il padrone di casa fu particolarmente accogliente con i malati mentali provenienti da istituti di cura, convinto che le visite al parco li avrebbero aiutati a stare meglio. Il suo talento come imbalsamatore si unì alla sua eccentricità per dare luce a vere e proprie allegorie tridimensionali: ad esempio, alla pelle di una scimmia urlatrice diede le sembianze di un volto umano, per l’esattezza del segretario del tesoro J.R. Lushington, che Waterton detestava. Un disegno tratto da quest’opera divenne la copertina del suo libro “Wanderings in South America”.
Passati gli ottant’anni, Waterton era ancora perfettamente in grado di arrampicarsi sugli alberi a piedi nudi o mettere i piedi dietro alla testa. Tra le sue tante stranezze (alcune non confermate ma comunque credibili visto il personaggio), pare che lo scienziato si arrampicasse sugli alberi per sostituirsi ai piccoli di airone che erano stati sbalzati via dal nido dopo una tempesta, che si vestisse da spaventapasseri o anche che facesse talvolta finta di essere un cane e mordesse le gambe dei suoi ospiti occasionali.
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