Di notte, mentre vegliavo sotto le stelle, le città dell’Occidente mi parevano tristi e aliene, e le pretese del «mondo dell’arte» assolutamente idiote. Qui invece avevo la sensazione di essere tornato a casa.
Bruce Chatwin, Le Vie dei Canti
Australia Centrale. Aborigeni. Mondo originario, miti, racconti, deserto, canti … Questa è parte della realtà che Chatwin visse nel suo viaggio in Australia, a contatto con gli aborigeni e con il loro mondo devastato dall’uomo bianco. A chilometri e chilometri di distanza dalla propria patria, lo scrittore si sente a casa. Come? Guardando le stelle in un luogo incontaminato; in un luogo non devastato dal progresso e dalla “civiltà”. Lontano da casa si sente a suo agio. E non solo. È come se vedesse la realtà vista dall’alto: se si cambia punto di vista, una cosa può apparire diversa, migliore o peggiore che sia. Se si osserva una città dalla strada ha un valore, se la si osserva dal tetto di un palazzo ne avrà senz’altro uno differente: è possibile avere un’idea della sua estensione, del numero di strade e di palazzi, ecc. ecc.
È proprio quello che, probabilmente, è successo a Chatwin: vegliando sotto le stelle ha potuto percepire, se non vedere, la condizione delle nostre città. Tristi e aliene. Tutte grigie, tutte metropoli uguali, illuminate a giorno anche se è notte, private di una identità urbana che in passato le contraddistingueva; affollate, ma vuote; con tanta gente, che però non si saluta, ma si spintona. Tanti abitanti che appunto si possono sentire alieni, prima o poi. Fortunatamente non per tutti sarà così e qualcuno potrebbe smentire l’autore inglese, il quale, per rincarare la dose, intuisce come spesso gli uomini si perdano via in quelle che sono mere “quisquiglie accademiche”. La Natura non fa differenze o dissertazioni inutili … e soprattutto non pretende, mentre le pretese del «mondo dell’arte» sono assolutamente idiote. Cosa valgono le nostre pretese di fronte all’immensità dello spazio stellato?
Chatwin ha avuto la fortunata esperienza di vivere minuti illuminanti per la sua strada da percorrere, ma ciò che ha valore è, soprattutto, la sua testimonianza. Non si è certo chiuso “a riccio” in questa constatazione, ma ha lasciato un messaggio chiaro ed evidente per tutti, attraverso i suoi viaggi e i suoi libri: è possibile cambiare, è possibile guardare alla Natura e a quelle persone o popoli che vivono con essa un rapporto ancora originario, con tutte le difficoltà che, paradossalmente, il progresso tanto ambito dall’Occidente può aver portato con il suo benessere.
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