Si è finalmente conclusa nei giorni scorsi la stagione della caccia ai delfini nella prefettura di Wakayama, nella cui cittadina di Taiji ogni anno si tiene la triste mattanza dei cetacei.
Quest’anno, le autorità hanno autorizzato l’uccisione e la cattura di 1.873 tra grampi, stenelle, tursiopi e lagenorinchi. Di questi, la maggior parte sono stati uccisi per soddisfare la richiesta di carne del mercato giapponese mentre 117 sono catturati per essere poi venduti ad acquari e parchi acquatici.
I Guardiani della Baia di Sea Shepherd, l’organizzazione che si batte contro le crudeltà perpetrate ai danni del mare, hanno documentato quanto accaduto in questi mesi di caccia. Il resoconto è drammatico: a partite dal mese di settembre, i cetacei sono stati spinti sistematicamente nelle acque poco profonde della baia dai pescatori dove si compie la mattanza vera e propria. Gli individui vengono selezionati e quelli meno belli – e per questo considerati inadatti alla cattività – vengono massacrati. Per gli animali risparmiati e destinati ad acquari e parchi acquatici la sorte è ugualmente segnata: molti di questi muoiono pochi giorni dopo la cattura, a causa del forte stress e per le condizioni inadatte in cui vengono tenuti.
«A Taiji difendono la pratica dicendo che si tratta di una tradizione – hanno commentato i Guardiani della Baia –. In realtà è un’operazione meramente commerciale». Gli attivisti di Sea Shepherd hanno definito la mattanza come un “massacro umano” a causa delle terribili sofferenze e crudeltà a cui questi mammiferi marini, sensibili e intelligenti, sono sottoposti per ore.
Flebili speranze
La stagione di caccia 2015-2016 è stata, tuttavia, quella in cui è stato ucciso il minor numero di delfini.
Il tetto di catture stabilito dalla Prefettura è stato ampiamente rispettato. Non manca, però, l’altro lato della medaglia: se la domanda di carne di delfino pare essere in diminuzione, dall’altro canto è in crescita la richiesta di questi animali da parte di delfinari e acquari.
“A Taiji tutto ruota sulla domanda e sull’offerta – hanno spiegato i volontari di Sea Shepherd –. La caccia e il massacro dei delfini non finiranno fino a quando non cesserà definitivamente la domanda di delfini per la cattività”.
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