Terza ed ultima puntata del “lamento del ciclista”. Questa volta vi racconterò di una ciclabile mai ultimata e completamente inutile, di un centro storico che per Carnevale diventa off limits e di un paio di situazioni pericolose incontrate lungo i miei percorsi.
La Ciclabile inutile
Nel Sud della Lombardia, in provincia di Mantova, si snoda una tranquilla stradina che, in circa tre chilometri, da San Matteo delle Chiaviche raggiunge quel capolavoro d’ingegneria storica rappresentato dal ponte di chiatte galleggianti sul fiume Oglio. Negli anni scorsi si è svolta una piccola guerra per impedire che il ponte di chiatte fosse sostituito da un anonimo e moderno attraversamento sospeso. Ma il progresso è inarrestabile e così non si è potuto evitare che l’ingegnoso sistema di rampe – differenziate in altezza per seguire i livelli di piena del fiume – venisse sostituito da un’unica rampa mobile.
Lungo uno dei due lati dell’amena stradina – sulla quale transita un’automobile ogni morte di Papa – si è iniziato a costruire una pista ciclabile, corredata da una lucente staccionata in metallo. Secondo il progetto, la ciclabile doveva essere finita col fondo di ghiaia e non si sa per quale assurda coincidenza astrale un ciclista avrebbe dovuto rinunciare al liscio asfalto della strada deserta per dannarsi sullo scivoloso e sconnesso fondo di ghiaia del nuovo percorso. Ma gli amministratori sono stati saggi e per impedire che l’eventuale utente si scervellasse nel dubbio amletico su quale via imboccare hanno sospeso i lavori di costruzione della ciclabile. Rimane così questo aborto di manufatto, interrotto in vari punti, senza un fondo percorribile, con il mancorrente costosissimo e totalmente inutile, anzi pericoloso, perché rappresenta un ostacolo sul bordo della strada. Ma in Italia le ciclabili, come le rotonde, sorgono come i funghi, di notte…
La cittadella blindata
Ogni anno in corrispondenza del Carnevale, per quattro domeniche di fila, la città di Busseto rivendica una sua storica indipendenza trincerandosi dentro improbabili mura posticce.
Non so chi sia l’ideatore di tale colpo di mano, ma quelle volte che nelle domeniche di febbraio passo da Busseto con la mia fedele bicicletta mi fermo davanti a quelle orrende paratie di latta ondulata che m’impediscono l’accesso al Centro Storico e la vista sulla città. Soltanto attraverso strategici pertugi, pattugliati da intrepidi guardiani, si può attraversare le orribili “mura” dietro il pagamento di un dazio, per niente popolare. Ma cosa si cela all’interno della Città? Personalmente non ho mai ceduto al ricatto e sono sempre rimasto fuori, rinunciando al caffè o al panino di conforto. Ma da indiscrezioni ho saputo che la Piazza Centrale è trasformata in un Luna Park e nelle vie del centro si snoda una parata di carri carnevaleschi. Forse Giuseppe Verdi non approverebbe una tale destinazione per la sua città natale: ma ormai il suo contributo alla fama di Busseto ha dato i suoi frutti quindi, che piaccia o meno, pace all’anima sua.
Dulcis in fundo
Per chiudere la lamentosa serie di critiche aggiungo due situazioni che nelle mie scorribande in bicicletta mi tormentano da anni.
La prima mi si presenta ogni volta che affronto con coraggio e sprezzo del pericolo il rettilineo affollatissimo della SP11, che collega Cassano d’Adda (MI) con Treviglio (BG). I conducenti degli autobus di linea sembrano tutti ansosi di compiere l’inchino di tragica memoria con il ciclista di turno, sfiorandolo regolarmente con il loro mastodontico mezzo. Forse lo scopo è quello d’intrattenere i loro passeggeri.
La seconda riguarda le buche che s’incontrano sulla trafficatissima SP193 che collega San Colombano al Lambro (Mi) con Pieve Porto Morone (Pv). Si tratta di una strada di grande passaggio, che evita l’attraversamento di Chignolo Po. Purtroppo da anni è flagellata da miriadi di buchi e rappezzi, penso la si voglia considerare un reperto archeologico e si desideri mantenerla nel suo stato originario. Infatti, è stata riasfaltata qualche anno fa ma soltanto per una parte minima. Vien da pensare che vogliano organizzarci, quanto prima, una gara di mountain bike…
Ecco, almeno mi sono un po’ sfogato con voi lettori. Non so se le mie doti ciclistiche ne riceveranno giovamento, ma se dovessi fare una corsa campestre, con i 10 sassolini che ho in meno nelle scarpe, arriverei certamente primo.
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