Prosegue il mio viaggio tra le assurdità riscontrate sul territorio nel mio vagare in bicicletta, nella speranza che ciò possa scuotere la coscienza di qualche responsabile.
Vi avevo lasciati con l’argomento ponti sul Po e da lì ricomincio.
Il ponte tra Colorno e Casalmaggiore
È stato chiuso completamente al passaggio dei mezzi – in teoria anche dei pedoni – l’importante e trafficato ponte che collega Colorno a Casalmaggiore: in pratica Parma con Mantova. Stiamo parlando di un’arteria fondamentale su cui transitava ogni giorno un elevato numero di auto e di merci su camion. Dal mese di Settembre 2017 si è deciso di chiudere il ponte per motivi di sicurezza: almeno due piloni presentavano segni di un possibile cedimento. Da quel giorno si sono succeduti e sprecati consulti, visite di politici e proposte, ma a tutt’oggi nulla è stato fatto e nulla è cambiato. Il ponte è lì, integro ma sbarrato da due massicciate di cemento. L’ho percorso in bicicletta e molti lo attraversano a piedi. Dalle ultime notizie ricavate su Internet, parrebbe che sia stato approvato lo stanziamento dei fondi necessari per sistemare i punti critici della struttura – apertura stimata entro Gennaio 2019 – con l’impegno di costruirne uno nuovo nei prossimi dieci anni.
Purtroppo anche gli altri quattro ponti sul Po della zona non se la passano molto meglio. Probabilmente in futuro, per passare dalla Lombardia all’Emilia, avremo due opzioni: l’Autostrada (il cui ponte è abbastanza recente) o nuotare. Se fossi un imprenditore locale penserei di investire in una compagnia di traghetti…
La stazione fantasma di Mezzano Rondani
Sempre da queste parti, in località Mezzano Rondani, esiste una deliziosa stazioncina in mattoni rossi, ma ormai in stato di abbandono. L’accesso è in parte bloccato da cancelli e da recinzioni in orribile plastica arancione. Però un cartello accenna a un misterioso bus navetta che porta alla vicina zona industriale. Se c’è un autobus ci sarà anche un treno: infatti, nello spiazzo fangoso intorno alla stazioncina sono parcheggiate, tutti i giorni, diverse automobili e biciclette di persone giunte alla stazione con l’intenzione di proseguire il loro viaggio con la ferrovia o la navetta.
Pochi giorni fa passavo in bicicletta da questa stazione e ho notato una coppia di giovani che era pazientemente in attesa. Ma al posto del treno è arrivato un laconico annuncio che avvertiva di possibili ritardi o cancellazioni a causa di uno sciopero in atto. Ho cercato di capire se il messaggio provenisse dalla bocca del fantasma del capostazione, ma poi ho notato un altoparlante che, nella stazione abbandonata, funzionava perfettamente. In compenso, nel diroccato stanzino d’attesa della stazione c’erano ammassati diversi materassi posti lì da qualche disgraziato che l’aveva eletta a sua dimora. Nella stazione fantasma di Mezzano Rondani puoi aspettarti di tutto, anche che, come per miracolo, possa arrivare ad un certo punto… il treno.
Al passaggio a livello
Restando sul tema ferroviario c’è qualcosa che caratterizza l’Italia più degli spaghetti e delle canzoni di Orietta Berti: il tempo che uno può passare nell’attesa che si alzino le sbarre di un qualsiasi passaggio a livello. I minuti che intercorrono fra la chiusura delle sbarre e il passaggio del treno restano una quantità enorme e incalcolabile. Magari si vede il treno in lontananza fermo alla stazione: è appena arrivato e ripartirà dopo un quarto d’ora, ma le sbarre rimangono prudenzialmente e inesorabilmente abbassate. Se poi la giornata e il momento sono particolarmente negativi, si può incocciare nel passaggio di due treni a breve distanza. In quel caso una mezz’oretta d’attesa è di prammatica. Non voglio diseducare i già maleducati conducenti italiani, ne aizzare i giovani a non rispettare la legge, ma per un ciclista o un pedone, stare in attesa dietro alle sbarre è un vero atto di fede, o meglio un fioretto di Pasqua.
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