Sarà la primavera, che qui al Nord non ne vuole proprio sapere di arrivare ad addolcire la vita del ciclista, ma in questo periodo sono particolarmente suscettibile e arrabbiato verso gli sprechi o le criticità che incontro spesso e malvolentieri lungo i miei itinerari.
Mi si risponderà che siamo tutti in grado di criticare ma che è molto più difficile trovare rimedi e proporre soluzioni. Non ho le capacità ne l’autorità per risolvere i mali di questo paese, ma mi prendo la responsabilità di segnalare, nei miei prossimi articoli, a titolo d’esempio, dieci situazioni che ho incontrato negli ultimi mesi, nel mio vagare in bicicletta, da me giudicate negativamente. La speranza è di provare a scuotere la coscienza di qualche responsabile.
L’inondazione di Lentigione (Re)
Poco prima del Natale scorso, a causa di abbondanti, ma certamente non eccezionali, precipitazioni, il torrente Parma ha invaso Colorno e la sua Reggia (capita circa una volta all’anno) e il torrente Enza ha rotto l’argine, allagando il Comune di Lentigione. La piena ha poi incontrato l’argine Maestro del Po creando un nuovo laghetto, normalmente non segnalato sulle carte geografiche. La gente del posto sostiene che l’argine, nel punto in cui si è sfondato, era stato probabilmente eretto con materiali di scarto…
La ciclabile che non c’è più
Tra Alberone e Pieve Porto Morone, provincia di Pavia, esisteva una splendida Ciclabile che correva sulla sommità dell’argine maestro del Po. Un giorno sciagurato di alcuni anni fa, uno sciame di ruspe e camion per la movimentazione del terreno si sono abbattuti sugli ultimi 2,5 chilometri della ciclabile seminando lo sconquasso. Dal dispiego di forze ho supposto che volessero far passare di lì una nuova autostrada. Niente di più falso: soltanto modifiche strutturali all’argine. Rovinati ettari di colture sottostanti, bloccate le strade ai mezzi agricoli e ovviamente distrutta la ciclabile. Sono trascorsi 3 anni, i lavori sono fermi da allora, l’argine è stato alzato, in alcuni punti, di mezzo metro, l’area è sempre impraticabile. Posso dire che in 15 anni di mia frequentazione in bici del luogo, anche con piene varie, mai ho visto il livello dell’acqua avvicinarsi al margine dell’argine. Non solo, il punto più a rischio non è lì, bensì in prossimità di un’ansa pronunciata del Po che però non è stata minimamente toccato… sarà.
Il ponte in rovina
Restando in zona, se qualcuno ha voglia di provare sensazioni forti e adrenaliniche, non avendo un trampolino per il bungee jumping nei dintorni, può percorrere, in bicicletta, il ponte sul Po che collega Pieve Porto Morone a Castel San Giovanni.
Come la maggior parte dei ponti che collegano la Lombardia all’Emilia, anche questo si avvicina a grandi passi alla fine della sua vita. Ma l’emozione non deriva dal suo crollo imminente – auguriamogli ancora lunghi anni di attività – quanto dal percorrerlo in bicicletta quando sopraggiunge un autoarticolato alle spalle. Difficilmente l’automezzo si metterà al passo del ciclista restando alle sue spalle, e ancor più difficilmente riuscirà a sorpassarlo senza stringerlo crudelmente. Esiste una soluzione di ripiego per salvare la bicicletta e il suo conducente: le passerelle “pedonali” sui lati del ponte. Strettissime e lastricate con placche di cemento estremamente sconnesse, sono abitate da un rigoglio di vegetazione spontanea, ghiaietto e muschi di vario genere, che ne rendono particolarmente difficile la percorrenza. Ci si può incontrare sopra qualunque tipo di rifiuto, tra i più ingombranti ho incocciato un apparecchio per l’aria condizionata! Purtroppo era inverno e faceva già abbastanza freddo. Oggi la situazione per i ciclisti è migliorata, anche questo ponte ha gli ingressi ridotti per impedire l’accesso ai camion più pesanti, ma è probabilmente il suo canto del cigno.
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