La fine dell’anno 2019 sarà ricordata in Cina come la nascita del primo parco nazionale dedicato alla conservazione del panda gigante (Ailuropoda melanoleuca).
L’approvazione ufficiale del progetto di costruzione del parco risale al 2016, quando il Presidente della Repubblica Popolare Cinese, Xi Jinping, diede precise istruzioni per creare un’area di 27.134 chilometri quadrati in cui le 33 popolazioni isolate di panda giganti presenti in natura potranno entrare in contatto e prosperare.
Cosa dicono i censimenti
Secondo i risultati del quarto censimento conclusosi alla fine del 2013 e, durato ben 3 anni, la popolazione selvatica di panda giganti ha raggiunto i 1.864 individui, registrando un aumento del 16,8% rispetto ai 1.596 individui contati negli anni 2000 al termine del terzo censimento. I dati sembrano incoraggianti, ma se diamo uno sguardo ai primi anni ’70 ci accorgiamo che siamo ben lontani dai 2.450 individui censiti durante il primo censimento a livello nazionale.
Allo stato attuale la popolazione selvatica di panda gigante è suddivisa in 33 popolazioni distribuite tra le province di Sichuan, Shaanxi e Gansu che sopravvivono isolate all’interno di sei catene montuose.
La IUCN cambia lo status di conservazione
A partire dal 2016 la IUCN (International Union for Conservation of Nature) ha promosso la specie dalla categoria “in pericolo” a quella “vulnerabile” per via degli sforzi di conservazione raggiunti di recente in Cina. Tuttavia questa decisione non fu accolta con particolare entusiasmo a livello globale. Proprio quando si registrano dei miglioramenti, l’ultima cosa di cui una specie ha bisogno è che gli scienziati della conservazione abbassino la guardia. Il timore condiviso era proprio quello che una simile decisione sarebbe stata assolutamente controproducente nei confronti della sopravvivenza e del recupero dei panda presenti in natura.
L’eredità del panda
A cambiare lo stato di preoccupazione condiviso è stata la decisione presa dal Governo Cinese di creare il primo parco nazionale di panda giganti. Il 74,8% dell’area totale, pari a 20.177 chilometri quadrati, sarà concentrato nella provincia di Sichuan, mentre i restanti 4.386km² e 2.571km² saranno distribuiti rispettivamente nelle province di Shaanxi e Gansu.
Scopo del Giant Panda National Park, o Parco Nazionale del Panda Gigante, è permettere alle popolazioni di panda sparse per il territorio di entrare in contatto grazie ad una rete di corridoi protetti che aumenteranno il successo riproduttivo della specie, riducendo la frammentazione dell’areale dovuta a disturbi antropici.
Le minacce a cui la specie deve far fronte sono molteplici e non sembrano destinate a diminuire in un mondo in cui la popolazione è in continua crescita. Prima fra tutte ricordiamo la perdita dell’habitat per via di agricoltura, allevamento e trasporti che frammentano l’areale della specie in porzioni sempre più piccole e isolate. Inoltre, diversi studi indicano il cambiamento climatico come uno dei fattori di rischio per la sopravvivenza del panda: si stima che in 70 anni il suo habitat potrebbe ridursi del 60% costringendo la specie a spostarsi verso altitudini e latitudini più elevate all’interno di aree non protette. Il clima colpirebbe inoltre la distribuzione di bambù, la principale fonte di sostentamento della specie, con conseguenze dirette sull’accesso a fonti alimentari per il panda.
La creazione di un parco nazionale si rende ora più che mai necessaria in una realtà storica in cui la sopravvivenza del panda gigante è precaria. Secondo l’esperto di panda Marc Brody, si tratta di uno step fondamentale per la specie che le consentirebbe di muoversi al sicuro in un territorio più esteso, ma non è l’unica soluzione al problema: è essenziale che la Cina si impegni nel ripristino degli ambienti degradati e nell’imposizione di restrizioni sullo sfruttamento del territorio.
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