Sull’utilità del verde in ambiente urbano pensiamo di sapere ormi tutto: le piante migliorano la qualità dell’aria, mitigano la temperatura, accrescono la biodiversità e, naturalmente, rendono più accoglienti i centri abitati.
Recenti studi dimostrano però che c’è ancora molto da scoprire. A fine gennaio a Milano si è svolta la terza edizione del seminario “RespiraMI 3: Air pollution and our health” organizzato dalla Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico e dalla Fondazione Internazionale Menarini. Per tre giorni esperti di tutto il mondo si sono confrontati sul tema dell’inquinamento atmosferico e sugli effetti che investono in particolare i cittadini più fragili: bambini, anziani, donne in gravidanza e fasce sociali disagiate
È emerso che a godere dei benefici del verde non sono solo cuore e polmoni, ma anche il cervello.
Per esempio alcune ricerche hanno evidenziato una connessione tra inquinamento dell’aria e malattie neurodegenerative come demenza e Alzheimer. Altri studi dimostrano che vivere, lavorare e andare a scuola in aree ricche di verde riduce la mortalità complessiva (in particolare causata da cancro e malattie cardiopolmonari) e facilita l’apprendimento dei bambini.
Quest’ultimo sorprendente aspetto è stato indagato dall’Institute for Global Health di Barcellona: a Milano la ricercatrice Monica Guxéns ha riassunto gli esiti delle sue indagini in una relazione intitolata: “Early life air pollution neuropsychological development and neuroimaging in children”. Una frequente esposizione ad alti livelli di inquinamento fin dal periodo fetale peggiora le prestazioni cerebrali, aumentando il rischio di deficit cognitivi correlati all’età. Le piante concorrono a mitigare tali effetti negativi, inoltre aiutano la memoria e la capacità di attenzione.
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