Dotare i nostri amici animali di collari integrati con dispositivi GPS, anziché proteggerli, li espone a seri rischi.
Questo è quanto emerge da una ricerca condotta da Kaspersky Lab che mostra la correlazione tra l’impiego di questo tipo di dispositivi e l’aumento dei furti di animali.
Arma a doppio taglio
Con il GPS abbiamo la possibilità di sapere sempre dove si trova il nostro amico a quattro zampe, ma questo vale anche per i cybercriminali che possono così disporre di informazioni precise sulla localizzazione dell’animale.
«Le vulnerabilità in questi tracker e nelle app danno la possibilità ai cybercriminali di individuare con maggior precisione gli animali domestici, oppure di inviare false coordinate al server con lo scopo di farci perdere le tracce dei nostri piccoli amici – ha spiegato in una nota Morten Lehn, General Manager Italy di Kaspersky Lab –. Inoltre, le informazioni che questi dispositivi trasmettono possono essere usate per risalire ai dati del proprietario, come password o indirizzi email, che hanno grande valore per i cybercriminali».
Il rischio, insomma, che il cane possa essere rapito a scopo di estorsione o per essere rivenduto è quantomeno reale.
I numeri del dog napping
Secondo i dati dell’Associazione italiana Difesa animali e ambiente (AIDAA) il dog napping, ovvero il furto di animali, è un fenomeno in ampia crescita anche nel nostro Paese e ogni anno genera un giro d’affari che oscilla tra i 5 e i 7 milioni di Euro.
Sono, infatti, circa 70 i cani che ogni giorno vengono rapiti.
Degli oltre 25mila cani sottratti nel 2017, meno di 20mila sono stati ritrovati mentre degli altri si sono perse le tracce.
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