I gatti vivono a stretto contatto con l’uomo da 9mila anni. È questo quanto emerge da un nuovo studio condotto dall’Istituto Jacques Monod di Parigi e pubblicato sulla rivista scientifica Nature Ecology & Evolution.
Per cercare di datare con precisione l’origine del legame con i gatti è stato analizzato il DNA dei resti di oltre 200 animali rinvenuti nelle tombe vichinghe, in siti archeologici dell’Età della pietra e in piramidi egizie.
Compagno utile e fedele
L’addomesticazione del gatto è avvenuta nell’area del moderno Medio Oriente. Alla base del rapporto tra i piccoli felini e gli umani c’è, innanzitutto, una ragione di comodo: agli agricoltori la presenza dei gatti era utile, poiché eliminavano i topi, pericolosi per le provviste di grano.
Dall’altro canto, cibo e protezione erano utili anche ai gatti. «A differenza di quanto accaduto con le razze di cani, non c’è stato bisogno di selezionare i gatti – ha spiegato l’autore dello studio Eva-Maria Geigl -. I gatti si sono rivelati utili da subito».
Verso ovest sulle navi
La “conquista” di nuovi territori da parte dei gatti è stata agevolata dai viaggi a bordo delle navi mercantili. Attraverso gli scambi commerciali i gatti si sono diffusi anche a Occidente, raggiungendo dapprima l’Egitto e poi l’Europa. Qui la diffusione del gatto è attestata a partire dal periodo Romano.
Il gatto tabby, invece, ha fatto la sua comparsa solo nel XIV secolo, durante il Medio Evo.
Secondo gli studi, questa varietà – attualmente una delle maggiormente diffuse – ha origine dalla città di Attabiy, a poca distanza da Baghdad.
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