All’inizio della bella stagione, in cui maggiori diventano le possibilità di incontrare qualche esemplare di fauna selvatica, arriva dai Carabinieri Forestali e dal WWF un piccolo vademecum per aiutarci a capire se l’animale in cui ci imbattiamo si trova in difficoltà e, nel caso, che cosa fare per soccorrerlo nel migliore dei modi.
Perché animali che a un occhio inesperto possono apparire feriti, abbandonati o in difficoltà non è detto che lo siano realmente e, anche se animato dalle migliori intenzioni, il nostro intervento fatto in modo sbagliato può creare danni enormi.
Inoltre, non bisogna mai dimenticare che la fauna selvatica è protetta e che ne è vietata la detenzione. L’eventuale recupero deve essere quindi finalizzato esclusivamente al ritorno alla vita in Natura, per cui è sempre meglio contattare le autorità locali prima di improvvisare un intervento.
Come e quando intervenire
Prima di tutto, quando ci si imbatte in un animale selvatico che appare in difficoltà, è bene evitare di avvicinarsi, a meno che sia visibilmente ferito, sanguinante, tremante, particolarmente debole o, nel caso degli uccelli, con le ali rotte, oppure che sia esposto a un pericolo evidente come, per esempio, il rischio di essere investito dal traffico.
Meglio quindi restare a debita distanza e osservare la situazione. Se si tratta di uccelli giovani, solo parzialmente impiumati, la cosa migliore è trovare il nido, che non dovrebbe essere troppo lontano.
Se il nido non si dovesse trovare, se ne può fornirne uno alternativo, fatto con una scatola o un cestino, e sistemarlo sull’albero più vicino.
Se invece l’uccello ha già le piume, cammina a terra e saltella, ha gli occhi aperti e non presenta ferite, non bisogna toccarlo: il piccolo sta provando a rendersi indipendente e i genitori sono probabilmente nei dintorni. Solo se non dovessero tornare, l’uccello va soccorso e portato in un Centro di recupero utilizzando una scatola con dei fori, cosa da fare sempre con rondini e rondoni, che se avvistati a terra sono in genere in difficoltà.
Massima cautela con i piccoli mammiferi
I piccoli di mammiferi non vanno invece mai toccati: basta infatti un contatto anche minimo per imprimere l’odore dell’uomo e rischiare che la madre, quasi sempre nei paraggi, non si avvicini più.
Ma anche semplicemente disturbandoli e costringendo loro a spostarsi in un altro luogo potremmo metterne a rischio la sopravvivenza.
Rischio che corrono in particolare i cuccioli di cervo e di capriolo, spesso nascosti nell’erba alta, protetti dal loro mantello mimetico, in attesa che la madre torni ad allattarli.
Se invece l’animale ci sembra ferito o in difficoltà, o abbiamo la certezza che la madre non possa più occuparsene, è comunque sempre meglio contattare il più vicino Centro di recupero fauna selvatica.
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