Fa caldo quando le autorità, pian piano, arrivano sotto il tendone di Kiuma. La musica ad alto volume gracchia dalle enormi casse, posizionate sul campo da calcio: una distesa d’erba fra le case del villaggio, con porte ricavate da pali di legno. Il pubblico, coloratissimo come sempre in Africa, ha già cominciato a scaldarsi con balli e giochi. Il ritmo del Bongo Flava coinvolge ragazzi e ragazze in balli che dalle nostre parti non sarebbero nemmeno pensabili, se non in privato.
di Anna Sustersic
È una giornata importante, il 3 febbraio a Kiuma, PAMS Foundation, in collaborazione con le autorità locali, dal villaggio al più alto livello di distretto, lancia la campagna di comunicazione “What to do, if you meet an elephant”, che mira a diffondere le buone regole di comportamento da adottare in caso di incontro con un elefante.
Uomo-elefante, alla ricerca di una coesistenza
Qui nel sud della Tanzania, fortunatamente da certi punti di vista, non si tratta di un evento raro ma purtroppo, a volte, l’esito è drammatico per una delle due parti. Nel 2020 gli incidenti con gli elefanti sono stati 9, di cui 8 letali. Qui funziona così: i campi nella maggior parte dei casi, si trovano distanti dalle zone abitate, bisogna camminare per arrivarci. Se non si è protetto il campo con le barriere al peperoncino o quelle con le api, efficaci nel tenere lontani gli elefanti, sul campo bisogna anche dormirci per evitare che gli elefanti arrivino a razziare completamente il mais, di cui sono ghiotti.
Per una famiglia perdere il raccolto può significare perdere l’intero introito dell’anno. E allora meglio dormire in baracche arrangiate al margine del campo e sperare di svegliarsi all’arrivo degli elefanti. E saltar fuori urlando e agitando torce, lanciando sassi, o sparando in aria per scacciare i razziatori. La disperazione a volte porta anche a superare la linea che separa la zona di allerta da quella dell’attacco, pur di scoraggiare l’ingombrante minaccia. Esattamente tutto quello che non bisognerebbe fare in caso di incontro con un elefante. Il comportamento aggressivo, l’attacco, il rumore non fanno che sovra-eccitare gli animali che, sentendosi minacciati, attaccano. A nulla serve la fuga, “ricorda che un elefante corre molto più veloce di te” recita uno dei messaggi della campagna di PAMS, stampati a grandi lettere sulle magliette distribuite durante la campagna.
La campagna che insegna come comportarsi
I messaggi sono diversi e invitano tutti a tenere un corretto comportamento, per salvare la propria vita che, come riporta un altro degli slogan della campagna, “vale molto più di un raccolto”. L’idea è che testimonials scelti fra le autorità e i membri dei villaggi indossino le magliette-messaggio, diventando canali fisici di trasmissione di buone regole, all’interno della propria comunità, dando l’esempio.
La campagna è stata costruita puntando su alcune caratteristiche sociali di queste comunità: la gerarchia e l’esempio fornito dalle autorità, qui, hanno un enorme valore; una maglietta, un cappellino, un indumento che indichi l’appartenenza a un particolare gruppo, sono particolarmente ambite. In molti villaggi, inoltre, non ci sono TV e quindi il mezzo ‘uomo’ diventa particolarmente efficace per trasmettere un messaggio. Su questo ha puntato la campagna, per la quale sono state prodotte magliette con tre diversi semplici messaggi che, in maniera breve e incisiva, avvertono che un comportamento aggressivo non scaccia gli elefanti, ma li provoca, che ingaggiare una gara di corsa con chi corre più veloce di noi è inutile, quindi meglio prevenire e che gli elefanti non hanno un orario specifico, si muovono a qualsiasi ora del giorno e della notte. Oltre alle magliette, ogni villaggio di ogni distretto ha ricevuto dei poster, con gli stessi semplici messaggi, da distribuire tanto negli uffici e luoghi di raccolta dei villaggi, quanto al margine delle aree protette.
Prevenzione e protezione
Nell’ultimo decennio la popolazione della Tanzania è aumentata rapidamente così come lo sono gli spazi occupati dalle aree urbane e le zone coltivate. Lo spazio per la fauna si riduce progressivamente ogni anno, tanto che, in alcuni casi le coltivazioni travalicano il margine delle aree protette, invadendo lo spazio sotto tutela. Grazie alle azioni di conservazione, inoltre, non solo il numero di elefanti ha smesso di calare così drammaticamente e gli elefanti sono tornati ad essere più confidenti e meno spaventati dall’uomo. Una composizione di fattori che ha generato il substrato giusto per un aumento del numero di incontri fra uomini e animali e, purtroppo, anche di incidenti. Adottando le giuste misure di prevenzione e protezione, pianificando l’espansione umana anche in funzione delle necessità e del comportamento della fauna, possono essere minimizzate. Qui, come altrove.
Durante il lancio della campagna sono state distribuite 200 magliette e 100 poster che, dal 3 febbraio, cominceranno il loro viaggio attraverso i distretti di Tunduru e Namtumbo, con l’importante missione di favorire la coesistenza fra uomini ed elefanti.
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