Inserire tra i crimini contro l’umanità anche la distruzione dei sistemi naturali cruciali per la sopravvivenza dell’intera società umana, al pari di genocidio, crimini di guerra e aggressione.
È una richiesta forte quella che arriva dal WWF e che – attraverso una petizione – ha chiesto al Governo italiano di farsi portavoce della richiesta presso la Corte penale internazionale.
«È ora di cambiare rotta e di colmare un vuoto normativo che finalmente dia rilevanza a quei disastri ambientali che vanno oltre la giurisdizione nazionale» spiega l’associazione.
Se la natura è a rischio, siamo a rischio tutti
I crimini contro il patrimonio naturalistico, infatti, sono spesso in una zona d’ombra pare essere al di fuori delle leggi.
Ma i danni agli ecosistemi – in qualsiasi parte del mondo essi avvengano – hanno ripercussioni sulla collettività globale.
«Basta vedere quello che sta accadendo in Amazzonia – aggiunge il WWF –. Il 10% della biodiversità mondiale vive proprio in quella zona e questo polmone verde offre cibo, acqua, medicine per tutto il pianeta. Questo avrà ripercussioni non solo sull’ambiente e le economie locali, ma sull’intero pianeta riducendo la biodiversità globale, la risorsa idrica del pianeta, indebolendo la regolazione del clima e amplificando drammaticamente gli effetti nefasti del riscaldamento globale».
Crimini ambientali come genocidi
Eppure, sembra che i crimini commessi contro la natura e gli ecosistemi siano meno importanti.
La Corte penale internazionale, quella cui l’associazione ha indirizzato il proprio appello, è stata istituita nel 1998 con lo Statuto di Roma al fine di giudicare crimini particolarmente gravi e che riguardano la comunità internazionale nel suo insieme come, appunto, il genocidio.
«La nostra richiesta è quella di inserire nello Statuto della Corte anche i crimini ambientali – conclude il WWF -. La Terra non può essere considerata un oggetto legale non identificato, ma un nostro diritto internazionale come bene collettivo di cui prenderci cura con la massima attenzione».
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