Come sappiamo, ormai da numerosi decenni sono sempre più numerose le specie a rischio di estinzione, tanto che solo tra gli animali si stima una media di almeno il 20-25% quelle minacciate a livello mondiale. Con una velocità di estinzione che è passata da alcuni milioni di anni secondo i ritmi della natura (almeno secondo uno studio del 2014 della Duke University di Durham, North Carolina) a 1000 volte più veloce secondo i nuovi tempi imposti dall’Uomo. Eppure delle circa 8,7 milioni di specie viventi stimate sulla Terra, ben l’86% sarebbe ancora da scoprire. E se ogni giorno si valuta che scompaiano 50-60 specie (molte ancora ignote) attorno alle 15.000 sono quelle che si scoprono e classificano ogni anno. Molte sono effettivamente nuove specie sconosciute prima, mentre altre “nascono” a seguito dei sempre più sofisticati sistemi di classificazione, soprattutto attraverso i nuovi sistemi di indagini genetiche.
Le nuove specie italiane
Ecco allora che anche un Paese che si pensa ben conosciuto come l’Italia può riservare alcune sorprese, addirittura tra gli animali più grandi, come i Vertebrati. Negli ultimi 20 mesi sono infatti almeno una mezza dozzina le “nuove” specie della fauna vertebrata nazionale.
Esse sono le seguenti:
- Lucertola vivipara della Carniola (Zootoca carniolica)
- Vipera dei Walser (Vipera walser)
- Biacco siciliano (Hierophis carbonarius)
- Boa delle sabbie (Eryx jaculus)
- Arvicola dei Nebrodi (Microtus nebrodensis)
- Scoiattolo meridionale (Sciurus meridionalis)
Da notare la prevalenza di nuove specie di rettili, dove peraltro l’unico davvero “nuovo” è il Boa delle sabbie.
A questo punto consentitemi però di concludere con un commento un poco filosofico, che probabilmente farà rivoltare il vecchio Linneo nella tomba. Tutte queste classificazioni, che piacciono così tanto ai naturalisti e più in genere agli scienziati, io le trovo tutto sommato piuttosto artificiali. A mio avviso andrebbero intese soprattutto come un utile esercizio, parziale e temporaneo, per divenire sempre più consapevoli della ricchezza della Natura, poichè la mente umana ha un bisogno istintivo di distinguere, frammentare e classificare. Ma tale sistema, che poi è quello della scienza galileiana moderna, è utile solo per un primo livello di comprensione. Più approfondiamo la ricerca e più ci accorgiamo che tutte le suddivisioni e classificazioni trovano il tempo che trovano e che le poche regole valide possono essere ultra-sintetizzate in soli tre punti:
Tutto è connesso
Tutto è tutto e quindi tutto è Uno
La Vita è ovunque
E allora ben vengano nuove specie, ma solo se serviranno all’Uomo per incrementare la consapevolezza del suo ruolo di custode della Natura sulla Terra e della grande responsabilità che oggi ciò comporta.
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