Il WWF conduce regolarmente un’attività antibracconaggio su tutto il territorio nazionale, con oltre 300 Guardie volontarie venatorie e con il sostegno concreto di centinaia di attivisti. Nello svolgimento di questa azione di controllo, i volontari hanno scoperto le tracce inequivocabili di bracconieri all’opera in un’area dichiarata Riserva della Biosfera dall’Unesco: il Parco regionale del Delta del Po.
I volontari e soci del WWF hanno, infatti, riscontrato la presenza di richiami acustici e avvertito sparatorie nel cuore del Parco durante le consuete attività di ricognizione antibracconaggio.
«Passano i mesi e gli anni e la situazione rimane tragicamente uguale a sé stessa» denunciano gli attivisti. In particolare nell’area veneta, in laguna Vallona nel territorio di Porto Viro, i volontari hanno potuto udire i richiami acustici vietati dalla legge.
Secondo il WWF, il proliferare di attività illegali di bracconaggio è totalmente fuori controllo a causa della carenza di sorveglianza: nel momento in cui i volontari hanno segnalato alle autorità l’attività illegale in corso – per esempio – in tutto il Delta del Po era disponibile una sola pattuglia di servizio, per giunta sprovvista di natante a supporto. Le barche, infatti, sono in secca da tempo e su questo problema il WWF ha chiesto chiarimenti agli organi competenti, perché senza l’utilizzo di imbarcazioni è impossibile per le forze dell’ordine raggiungere gli appostamenti di bracconieri allestiti in mezzo alle lagune.
Il dilagare delle doppiette illegali
La situazione del bracconaggio in Italia ha raggiunto livelli inaccettabili anche secondo la Lipu-Birdlife Italia, che lancia un appello al nuovo Governo Gentiloni affinché scongiuri la possibile paralisi operativa nel controllo del territorio che si verificherebbe con la soppressione del Corpo Forestale dello Stato prevista dalla riforma Madia.
«Alla già sicura diminuzione delle forze di polizia ambientale in campo che registreremo nell’applicazione di questa discutibile riforma, non vorremmo che, per affrettare il processo, ci siano ulteriori rallentamenti e carenze nel controllo del territorio e nel contrasto ai reati ambientali e contro la fauna selvatica» commenta il presidente della Lipu-Birdlife Italia, Fulvio Mamone Capria.
La Lipu-Birdlife Italia appoggia la proposta dei sindacati del Corpo Forestale dello Stato di una sospensione di almeno sei mesi della riforma. «Continuiamo a ritenere non utile e non comprensibile la fine del Corpo Forestale dello Stato che, in questi ultimi vent’anni, si era particolarmente affermato come la più professionale polizia ambientale a livello europeo» continua Mamone Capria.
L’associazione teme che l’attuazione della riforma Madia comporti problemi operativi a partire dall’1 gennaio 2017, tenuto conto della situazione del bracconaggio in Italia che, con la quasi sparizione della vigilanza istituzionale, sembra ormai dilagare. I crimini contro l’ambiente sono, infatti, una delle piaghe che colpiscono la fauna protetta italiana e l’area del Delta del Po è una delle “aree critiche”. Per dare più forza e strumenti legali all’attività di protezione ambientale, il WWF ha chiesto che l’intera area del Delta del Po sia tutelata come Parco nazionale unitario e che ci sia – dopo la recente introduzione del “Delitto contro l’ambiente” – l’inasprimento delle sanzioni a tutela della fauna selvatica, proponendo il “Delitto di uccisione di specie protetta”.
Le lagune del Delta del Po rientrano anche nel sistema di aree per la protezione delle specie animali e vegetali “Rete Natura 2000” che comprende le Zone di Protezione Speciale (ZPS) e i Siti di Interesse Comunitario (SIC). Tale sistema nasce da una convenzione internazionale, la Convenzione sulla Biodiversità, sottoscritta anche dall’Italia.
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