Desmond Morris è senza ombra di dubbio uno dei più noti zoologi del Novecento. Grazie allo straordinario successo del bestseller “La scimmia nuda”, che ha superato i dieci milioni di copie vendute ed è stato tradotto in oltre venti lingue, il nome dello scienziato inglese ha raggiunto ogni angolo del globo. Ad accrescere la fama hanno contribuito alcuni programmi televisivi che ha realizzato negli anni per raccontare il mondo animale e sottolineare i punti in comune tra l’uomo e le altre specie. Questo suo modo di osservare l’uomo in modo prettamente “zoologico” è stata la chiave del successo del suo libro, e anche fonte di qualche trascurabile polemica.
La vocazione artistica
Quello che è meno noto di Morris è il suo grande talento in campo artistico: l’etologo britannico si è distinto negli anni come brillante pittore surrealista, apprezzato da autori ben più famosi e in grado di esporre nelle più importanti gallerie del mondo. Uno dei risvolti più curiosi di questa sua poliedricità è nato dal suo desiderio di unire insieme questi suoi interessi per esplorare l’arte in quanto concetto astratto, appartenente non soltanto alla specie uomo ma anche al resto del mondo animale.
E così, quando nel 1956 Morris porse un foglio e una matita a Congo, un giovane scimpanzé di due anni di età, mai avrebbe potuto immaginare quello che sarebbe successo da lì in avanti. L’animale non solo capì immediatamente il meccanismo, ma si appassionò al disegno e alla pittura e diventò autore di dipinti che ebbero da subito un grande successo. Col suo comportamento, dimostrò molto chiaramente che le sue opere erano ragionate e realizzate in maniera del tutto cosciente e volontaria, mai dei casuali agglomerati di linee e macchie. Le opere vennero apprezzate universalmente, Picasso acquistò personalmente un suo quadro, e per i dipinti della scimmia vennero espresse parole di elogio da artisti di fama internazionale come Mirò e Dalì. Quest’ultimo, dopo aver visto le opere di Congo, affermò: “la mano di Congo è quasi umana, quella di Pollock è del tutto animale”. In questo video Morris parla diffusamente di questo successo, accennando anche a quella volta in cui lo stesso Picasso morse un cronista quando gli chiese se era vero che avesse acquistato un’opera realizzata dell’animale, forse a voler sottolineare ironicamente quanti fossero i punti in comune tra lui e Congo.
L’esposizione personale
Il successo della scimmia pittrice fu tale che nel 1957 lo stesso Morris curò un’esposizione all’Institute of Contemporary Arts di Londra in cui tutte le opere esposte erano state realizzate da artisti scimpanzé. Purtroppo però, Congo il pittore morì a soli 10 anni per una tubercolosi. Il suo amico Desmond Morris, invece, prosegue ancora oggi la sua brillante opera di divulgatore scientifico; ha recentemente pubblicato il libro “La scimmia artistica”, in cui racconta 3 milioni di anni di storia dell’arte, a partire dalle più antiche creazioni conosciute, trovate nelle tracce lasciate dai nostri progenitori, e non si cruccia più di tanto se il suo allievo scimpanzé ha avuto più successo di lui in campo artistico, dato che si trova in buona compagnia: nel 2005, a un’asta di Bonhams, alcuni dipinti di Congo sono stati venduti per quasi 15000 sterline, mentre opere di Andy Warhol e Renoir sono state ritirate per scarso interesse.
riproduzione consentita con link a originale e citazione fonte: rivistanatura.com