I ricercatori del gruppo Tethys hanno avvistato ieri una balenottera in grave difficoltà di fronte ad Arma di Taggia (Imperia).
La balenottera (Balaenoptera physalus) era gravemente mutilata; infatti, mancava il lobo destro e presentava un taglio netto e profondo sul peduncolo caudale, dopo la pinna dorsale. L’ipotesi più plausibile è che l’animale sia stato vittima dell’elica di una nave.
Il video realizzato dai ricercatori di Tethys
Recentemente abbiamo scritto di Codamozza, che ha percorso centinaia di miglia nel Mediterraneo e la coincidenza sul tipo di menomazione allarma i ricercatori: «Il cetaceo sembrava emaciato, perdeva pezzi di pelle e anche i molti parassiti esterni (le “penelle”, Ndr) indicano uno stato di compromissione. Lo abbiamo scortato per un lungo tratto per evitare che le barche dei curiosi si avvicinassero troppo, aggiungendo ulteriore stress» spiega Caterina Lanfredi, vice-direttore del Cetacean Sanctuary Research (CSR) di Tethys.
A lei si aggiunge la voce di Maddalena Jahoda, responsabile della divulgazione scientifica di Tethys, nonché autrice del libro Balene salvateci!: «Questo nuovo avvistamento è uno choc anche per noi ricercatori, che purtroppo vediamo spesso, troppo spesso, cetacei con cicatrici. Come per Codamozza, le ipotesi sulle possibili cause sono due: o una collisione con una nave – la più probabile in questo caso – oppure l’animale è rimasto impigliato in una rete da pesca».
I ricercatori verificheranno se questo individuo, provvisoriamente soprannominato Mezzacoda, risulta già conosciuto. Esiste, infatti, uno speciale catalogo che raccoglie le foto segnaletiche che permettono di riconoscere ogni singolo animale.
Fra l’altro, sono raccolte le immagini di altre tre balenottere, di un capodoglio con parte della coda mancante e di cinque balenottere con la pinna dorsale amputata.
Inoltre, un più ampio progetto di ricerca, finanziato dall’Accordo Pelagos e coordinato da Tethys, indica che sono ben 143 i grandi cetacei con segni di collisione, nel solo Santuario.
«È una vera e propria strage – continua Maddalena Jahoda – e nostro malgrado conosciamo ormai molto bene alcuni individui che devono aver passato l’inferno, come Propeller, una balenottera comune con vistosi tagli davanti alla pinna dorsale, sicuramente riportabili a un’elica, o Freddy, un capodoglio con profonde cicatrici davanti alla pinna dorsale, sul corpo e dietro alla testa, riavvistato anche pochi giorni fa proprio dalla nostra barca da ricerca, la Pelagos di Flash Vela d’Altura».
A proposito di Codamozza, non si hanno più notizie dai primi di luglio, quando venne avvistata nel golfo di Tolone, e il timore è che non ce l’abbia fatta.
Si teme anche per il capodoglio trovato impigliato in una rete illegale qualche settimana fa, alle Eolie. Nonostante sia stato parzialmente liberato è sparito con la coda ancora imbrigliata. E non era il primo caso. Infatti, nelle medesime acque accadde in precedenza la stessa cosa, fortunatamente con esito positivo grazie all’intervento della Guardia costiera e dei biologi siciliani.
A seguito degli episodi avvenuti nel giro di poche settimane, Tethys e Greenpeace hanno scritto al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali Teresa Bellanova richiedendo che siano messe al bando totale le reti derivanti, causa di tante vittime tra gli animali marini.
Ma altri pericoli incombono sui mammiferi marini dei nostri mari: l’inquinamento acustico, l’inquinamento chimico e il riscaldamento delle acque. Quest’ultimo potrebbe essere la causa di una serie di avvistamenti inconsueti: balenottere insolitamente vicine alla costa, infatti, sono state segnalate ripetutamente al progetto CetaceiFAIattenzione di Tethys, che raccoglie informazioni da tutta la Penisola.
«Potrebbe essere conseguenza di una carenza di cibo, il krill mediterraneo, nella zona del Santuario dove normalmente le avvistiamo –spiega Sabina Airoldi, direttore del CSR – forse un altro segno che anche le dinamiche oceanografiche stanno subendo gli effetti dei cambiamenti climatici».