Le notizie sull’andamento della spedizione di Luca Schiera e Paolo Marazzi sul Cerro Nora Oeste, montagna mai scalata nel ghiacciaio “Hielo Norte” nella Patagonia cilena, erano poche e affidate a brevi messaggi di testo trasmessi con il telefono satellitare.
Poi, lo scorso 24 novembre, eco un liberatorio «Incredibilmente cima!», seguito, parecchie ore dopo, dall’sms che confermava il loro rientro sul ghiacciaio ai piedi della montagna, dove li attendevano i compagni Giovanni Ongaro e Andrea Carretta.
I Ragni di Lecco Luca Schiera e Paolo Marazzi hanno così aperto una nuova via, lungo lo spigolo ovest, con uno sviluppo di circa 900 metri, di cui 300 nel canale nevoso iniziale e altri 600 in arrampicata.
Si tratta della degna conclusione di un lungo percorso di esplorazione e ricerca che, negli ultimi anni, li ha visti tornare ben quattro volte sul grande ghiacciaio patagonico.
La spedizione è stata promossa e sostenuta dal Club alpino italiano.
«Per il Club alpino italiano, il buon esito è la testimonianza che si possa ancora fare alpinismo di esplorazione. Siamo davvero molto contenti del successo e dello spirito con cui hanno affrontato il loro viaggio» afferma il Presidente generale del Cai Antonio Montani.
Racconto di un’avventura
Il racconto delle fasi salienti della scalata è affidato alle parole di Marazzi: «Arrivati al cospetto della parete nord, ci rendiamo conto che questa è per noi inscalabile: le condizioni sono invernali. Ormai sul punto di rinunciare individuiamo una linea lungo lo spigolo ovest, senza evidenti pericoli oggettivi. Il giorno successivo, risaliamo rapidamente il canalone e il nevaio che ci portano allo spigolo di roccia. A metà giornata siamo sotto ai funghi di neve della vetta. C’è un camino di roccia e ghiaccio che sembra portare verso l’alto. Ci infiliamo dentro e, magicamente, raggiungiamo la luccicante cresta che ci porta fino alla cima principale. Scattiamo qualche foto e mandiamo un messaggio agli amici del Cai: “Incredibilmente cima del Nora Oeste!”».
Altri due giorni di marcia sono serviti per percorrere a ritroso lo Hielo, fino alle rive del lago Colonia. Qui, i quattro alpinisti sono rimasti fermi altri tre giorni, attendendo il passaggio di una perturbazione. Con l’arrivo del bel tempo è cominciata la traversata del lago.
Una navigazione tranquilla, ma durante la discesa dell’emissario del lago, la situazione si è fatta drammatica. «Dopo pochi minuti ci siamo ritrovati in mezzo a delle grosse rapide. Giovanni Ongaro si è ribaltato ma fortunatamente è riuscito a nuotare raggiungendo la riva, mentre Andrea Carretta si è schiantato su un grosso masso, rimanendo bloccato in mezzo al fiume: alla fine è riuscito in qualche modo a saltare sul canotto e pagaiare fuori dalle rapide» racconta Schiera.
Dopo quest’ultimo brivido la discesa è proseguita senza grossi intoppi fino al villaggio di Cochrane, meta finale del viaggio.
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