Se pur migliorati, gli attuali impegni dei diversi Paesi per combattere il cambiamento climatico non sono ancora in linea con le indicazioni della comunità scientifica. È quanto emerge dal report NDC Synthesis Report, lanciato pochi giorni fa dall’Onu.
Secondo gli scienziati, le emissioni globali dovrebbero essere dimezzate entro il 2030 e annullate entro metà secolo, mentre il report rivela che la traiettoria del riscaldamento globale è ancora ben al di sopra di +1,5 °C, soglia oltre la quale gli impatti sul Pianeta saranno devastanti.
È necessaria quindi da parte dei Paesi una netta revisione degli obiettivi e dei piani nazionali di contrasto alla crisi climatica (NDCs – Nationally Determined Contributions) ben prima che si apra la 26esima Conferenza delle Nazioni Unite per il Cambiamento Climatico (COP26), posticipata a novembre 2021 a causa della pandemia da Covid-19.
Fare la propria parte
Nonostante molti Paesi abbiano sperimentato sulla propria pelle l’impatto della crisi, alla fine del 2020 sono state comunicate solo 45 revisioni degli NDC, corrispondenti a circa il 30% delle emissioni di gas serra e al 40% dei firmatari dell’accordo di Parigi.
Gli Stati più ricchi al mondo, che rappresentano il 75% delle emissioni globali, non hanno ancora fatto la loro parte e i maggiori responsabili di emissioni, tra cui Cina, India e Stati Uniti, non hanno presentato alcun piano nazionale, mentre Brasile e Messico potrebbero addirittura avere in futuro emissioni aggiuntive.
E se Paesi come la Norvegia e il Regno Unito, e più in generale l’Unione Europea, hanno alzato l’asticella dei loro obiettivi nella lotta al cambiamento climatico, i piani condivisi da Giappone, Corea del Sud, Russia, Nuova Zelanda, Svizzera e Australia non mostrano alcun incremento.
Il cambiamento climatico è un’emergenza planetaria
«Siamo di fronte a un’emergenza planetaria – ricorda Manuel Pulgar-Vidal, leader del WWF Internazionale su Clima ed Energia –. Le attività umane stanno destabilizzando il nostro clima e il sistema dell’approvvigionamento alimentare, e stanno distruggendo gli ecosistemi naturali da cui dipendiamo. Rischiamo sempre più di raggiungere l’irreversibile punto di non ritorno climatico ed è imperativa un’azione politica ed economica sulle emissioni globali. Tutto questo comporterà uno sforzo senza precedenti da parte di tutti i Paesi per cambiare rotta e raggiungere le emissioni zero entro il 2050: il 2021 sarà un anno cruciale».
Anno che verdrà importanti appuntamenti internazionali (G20, Giovani per il clima, COP26), in cui l’Italia potrà giocare un ruolo di primo piano.
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