La meta più ambita e ricercata da tutti gli escursionisti della Brianza e del Lecchese è Rifugio Brioschi nella Grigna Settentrionale. La sua fama ha fatto sì che venisse nominato “rifugio più amato dagli italiani”.
Perché? È là… lassù in alto… a 2.410 metri, raggiungibile con una lunga camminata per un sentiero che a tratti diventa molto irto e che rende la “conquista” molto faticosa. Ma allora, cosa ci spinge fino a li? I motivi sono molteplici e non sono tutti comprensibili a chi non è abituato a vivere la montagna con piacevole fatica e ad abitare a breve distanza dalla Grigna Settentrionale. Montagna situata nella provincia di Lecco e che si pone tra la Valsassina e il Lago di Lecco. Quale irresistibile attrattiva spinge chiunque a desiderare di viverla e di raggiungerne la vetta?
Un panorama unico
Come prima attrattiva, molti pongono la sua altitudine. Il panorama di cui si può godere dalla cima è incredibile. Avvantaggiata per il suo isolamento e per la lontananza dalle altre vette circostanti, ci permette di spaziare con gli occhi da tutto l’arco alpino nord-occidentale – l’Oberland Bernese, il Rosa e il Cervino e le montagne svizzere – fino alle catene montuose del Trentino. Al di sotto, si vede il ramo del lago di Lecco e la perla del lago: Bellagio. Da qui è perfino osservabile nelle giornate terse la piana e Milano, riuscendo a distinguere il suo nuovo skyline e il Duomo.
Pagine di storia
Per altri è importante l’aspetto storico del Rifugio Brioschi. Qui si sono avvicendati molti fatti storici, tra cui la sua distruzione nel novembre del 1944 prima a opera dei fascisti e poi conclusa, per rappresaglia, dai repubblichini. I fascisti pensavano che il rifugio fosse utilizzato dai partigiani come ricovero e come luogo di osservazione privilegiata.
Personalmente ho sempre legato questo luogo a un aspetto affettivo. Mio nonno, Valerio Pasta, con un gruppo di scout raggiunse il rifugio dopo la sua distruzione e, insieme ai suoi scout, risistemò il necessario per renderlo minimamente fruibile e lasciando il posto “meglio di come l’avevano trovato”.
Teatro della skyrace
Per molti, inoltre, ha un interesse sportivo. Qui ogni anno si svolge la ZAcup. È una skyrace (corsa verticale) ad anello che parte da Pasturo, passa dal rifugio Riva fino al passo Zapel, scollina al rifugio Bogani con passaggio al rifugio Brioschi e rientro dalla baita Comolli e, infine, al rifugio Pialeral chiudendo a Pasturo. Qui ogni settembre si danno appuntamento più di 400 atleti che percorrono 27,5 km di sentieri con dislivello positivo complessivo di 2.600 m. Il record è fissato in 2 ore e 50 minuti.
Come tutte le attività del tempo libero ognuno ne gode come crede. È una camminata che si può svolgere da molti versanti ognuno con le sue caratteristiche e peculiarità. Quella più impegnativa, e con il dislivello positivo maggiore (1.682 m), parte dal Colle di Balisio appena entrati in Valsassina da Ballabio.
Uno stile di vita
Ma c’è anche chi ne fa un vero e proprio stile e ragione di vita, come Claudio Ghezzi, un personaggio incredibile che ha raggiunto la sua cima 4.000 nella sua vita e 293 volte solo nel 2015. Se questo non è amore…
Per gli speleologi è una montagna molto interessante. È presente un sistema carsico esteso che si sviluppa all’interno della montagna e ne denota una peculiarità unica nel suo genere. Sul versante Nord della Grigna, poco sotto la vetta, su di una superficie di 2 km2 dai 1.680 m a 2.380 m, si possono contare più di 600 grotte, la maggior parte di loro a sviluppo verticale. Il loro aspetto è quello tipico delle zone carsiche di montagna con doline, pozzi, dossi e superfici piane in roccia dolomitica. Nei secoli l’acqua ha modellato l’interno della montagna, creando delle strutture naturali incredibili come la Porta di Prada, esposizione di roccia a ricordo di un sistema di tunnel plasmato dall’acqua.
Di estremo interesse per geologi e glaciologi è un’altra peculiarità della Grigna: le ghiacciaie. La più famosa è quella di Moncòdeno, che è stata visitata e menzionata perfino da Leonardo Da Vinci.
Le ghiacciaie sono caratterizzate da depositi perenni di ghiaccio ipogeo che, oltre a sopravvivere d’estate, sono in grado di rigenerarsi anche in pieno agosto (a causa dei mutamenti climatici, però, questo processo sta regredendo). Nei secoli addietro, in estate il ghiaccio veniva estratto da qui e trasportato con slitte o muli fino a Varenna, sul lago, dove era imbarcato e trasportato lungo l’Adda fino a Milano, per garantire ghiaccio alla nobiltà milanese.
Trionfo del birdwatching
Questa montagna attira molti ornitologi e birdwatchers, in quanto possiede delle peculiarità che favoriscono lo svernamento di oltre 100 specie di uccelli. Qui possiamo osservare l’albanella reale, la coturnice, la starna, il nibbio bruno e il falco pecchiaiolo. Nell’area più mite affacciata sul lago, si può facilmente osservare il falco pellegrino, la poiana e più raramente l’aquila reale. Negli ampi boschi di conifere possiamo vedere il picchio, la civetta e il gallo forcello.
Ecco i moltissimi motivi che spingono ognuno di noi a frequentare questa montagna. Sperando di aver stimolato la vostra curiosità, vi auguro di visitarla e viverla appieno!
Buone camminate!