Quando si viaggia è sempre attraente trovarsi a diretto contatto con la natura, ma è spesso necessario capire più a fondo se il tipo di turismo che intraprendiamo stia rispettando realmente gli animali e il loro ambiente.
Oggi giorno il numero delle attività che prevedono “la foto più emozionante”, “la nuotata della nostra vita” oppure “tenere coccole animali” è aumentato enormemente.
Purtroppo poche persone sono al corrente del lato oscuro che si nasconde dietro la maggior parte di questo tipo di programmi.
Per un turista la parte più difficile da accettare è probabilmente la realizzazione del fatto che tutti i programmi che offrono la possibilità di toccare, coccolare o nutrire degli animali hanno un effetto negativo sul loro comportamento. In generale le persone, per qualche motivo, tendono a preferire incontri ravvicinati con gli animali, rispetto a semplici avvistamenti, forse perché tendono a paragonare gli animali domestici a quelli selvatici, spesso dimenticando che queste due categorie devono essere trattate molto diversamente.
Personalmente non ho mai provato interesse per gli zoo o per spettacoli circensi con animali, ma ammetto di essere stata attratta da altre attività che includevano la presenza di un animale e che, da una certa prospettiva, sembrava rispettassero gli animali, visto che non venivano costretti a eseguire particolari esercizi per uno spettacolo.
A seguito di una ricerca più approfondita, mi sono però resa conto di quanto, anche quelle attività che sarebbero potute sembrare a “impatto zero” avevano delle conseguenze sul loro comportamento.
Nelle Filippine, ad esempio, nel paese di Oslob sull’isola di Cebu, è offerta un’attività turistica, iniziata nel 2012, che consiste nel nutrire gli squali balena per attirarli in acque basse e permettere ai turisti di nuotare con loro. In questo caso, anche se gli squali sono liberi di nuotare al largo quando lo desiderano, studi portati avanti negli ultimi anni da alcuni ricercatori nell’area (Large Marine Vertebrate Project) hanno dimostrato – a seguito di una raccolta dati quotidiana e meticolosa – che alcuni squali hanno assunto un comportamento diverso da quello considerato naturale. Degli individui infatti, hanno continuato a tornare nell’area di interazione in cui vengono nutriti, per mesi e anni interi, non seguendo più le migrazioni tipiche di questa specie.
L’esempio degli squali balena è solo il singolo caso di un tipo di turismo che può sembrare rispettoso per l’animale e per l’ambiente (il cibo dato agli squali viene raccolto in modo poco sostenibile in aree vicine), ma che al contrario ha un profondo impatto sulla loro dieta, sui loro pattern migratori e, probabilmente, anche sulla riproduzione.
Non ci sono regole precise che permettano di capire se un tipo di turismo sia eseguito in modo sostenibile e rispettoso, ma una ricerca anticipata e una visione oggettiva del processo può aiutare a fare la scelta più eco. Per esempio, risulta utile domandarsi: “è l’animale ad avvicinarsi a noi o noi a lui?”
Anche se a volte risulta più costoso e complesso, credo fermamente che sia molto più emozionante partecipare a programmi immersi completamente nell’ambiente naturale. Un esempio è quello che avviene, sempre nelle Filippine, in Southern Leyte dove è possibile avvistare squali balena nel loro ambiente naturale e dove sono i turisti a cercare l’animale e non l’animale a essere attratto verso l’uomo.
Non ci sono parole per descrivere la sensazione che si prova a trovarsi in acqua e vedere uno squalo di 10 metri passarti vicino!
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