La natura si può proteggere in molti modi, il difficile è mettere d’accordo la tutela dell’ambiente con le nostre mille necessità, con i nostri interessi e in particolare con attività che generano ricchezza.
E se invece fosse possibile combinare tutti questi requisiti e soddisfarli contemporaneamente?
Da questo punto di vista il turismo naturalistico ha delle potenzialità ancora non molto esplorate; si sa che è un settore in grande espansione negli ultimi anni, e proprio per questo rischia di andare contro gli stessi principi di sostenibilità che sono contenuti nella definizione comunemente utilizzata per identificarlo ecoturismo.
Escursioni, arrampicate, ogni genere di attività outdoor, ma anche e soprattutto birdwatching e osservazione di animali nei luoghi più ricchi di biodiversità del pianeta, hanno generato un business finalmente non distruttivo intorno alla natura; Pratiche poco responsabili possono però facilmente trasformare un settore potenzialmente utile in una ulteriore, nuova fonte di problemi per l’ambiente.
Ma quando il turismo è proposto e assistito da persone che di lavoro studiano la natura e la sua conservazione allora la cosa cambia decisamente.
L’ ecoturismo rappresenta uno strumento reale per la conservazione specialmente in quelle zone del mondo più ricche di biodiversità, che spesso sono anche zone economicamente depresse dice Davide Palumbo, biologo fondatore di biosferaitinerari , un’organizzazione che propone viaggi naturalistici accompagnati da biologi specializzati in conservazione della natura.
Appoggiandosi a micro imprese e guide locali, i biologi di biosfera itinerari favoriscono un turismo in grado di portare le risorse direttamente nel territorio. In questo modo è possibile sviluppare la consapevolezza che esistono risorse naturali diverse da quelle a cui la logica dello sfruttamento ci ha abituati. E allora se conservare un habitat diventa redditizio, è più facile combattere la distruzione degli habitat, stessa cosa vale per le specie.
Questo tipo di attività turistica genera un giro d’affari stimato intorno ai 600 miliardi di dollari, ma per raggiungere davvero l’obiettivo è importante puntare alla qualità dell’esperienza. Noi ad esempio non assecondiamo approcci alla fauna selvatica che ne mettano a rischio la sicurezza o il benessere – spiega Palumbo – non effettuiamo osservazioni in ambiente controllato e tendiamo ad evitare situazioni in cui gli animali sono foraggiati. La nostra esperienza e la nostra preparazione ci permettono comunque di organizzare il viaggio in modo tale da avere la massima probabilità di osservare le specie target della spedizione in contesti naturali e arrecando meno disturbo possibile.
La presenza di esperti biologi della conservazione vicino a turisti che molto spesso sono più attratti dallo “scatto della vita” o dalla garanzia di vedere questa o quella specie, è sicuramente confortante; ma ancor più confortante è la prospettiva di un turismo consapevole che possa offrirsi come traino per una conservazione della natura più che mai pratica e reale.
Illustrazione: Silvia Venturi
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