Di fronte alla crisi ecologica nelle sue molte manifestazioni – il riscaldamento globale, la perdita di natura, il consumo e l’impoverimento del suolo, gli incendi dolosi di questi ultimi tragici mesi- la reazione più normale è lo scoramento. Ritirarsi in un senso di sconfitta e rinuncia perché “tutto è perduto”.
Quasi un lutto.
di Danilo Selvaggi
Direttore generale LIPU-Birdlife Italia
Ebbene: i tempi che ci attendono saranno ancora più difficili, considerato che la crisi crescerà e nuovi fronti ambientali si apriranno (due semplici esempi: la messa in discussione del concetto di area protetta e la battaglia furiosa per il sottosuolo, leggasi terre rare e altri minerali preziosi*).
C’è tuttavia un punto da considerare: mai come oggi il mondo è stato pervaso da tanta consapevolezza ecologica, che non è soltanto l’effetto indotto della crisi ma un fenomeno autonomo e “positivo”. Il cerchio dei valori si è allargato e la Natura sta entrando a farvi parte, per ragioni di convenienza e per ragioni di etica, di convinzione profonda. Questo è un dato oggettivo che, negli scenari presenti e futuri, risulterà estremamente rilevante.
Ora, guai a ignorare la portata della conversione ecologica, cioè la necessità di dover smontare un’intera infrastruttura economica, industriale, politica (dovendo peraltro avere un’alternativa) e un’intera infrastruttura culturale, quella della cultura “maggiore” fondata sulla millenaria divisione umano-non umano e sull’equazione Terra = Magazzino.
Inoltre, guai a ignorare che i poteri e i privilegi si opporranno fortemente alla conversione e che i governi, in un modo o nell’altro, cercheranno scorciatoie.
Ma soprattutto, guai a cedere al fatalismo.
Il fatalismo è lo strumento per eccellenza del Governo Tecnico inteso in senso lato. È l’ipse dixit medievale trasposto in politica. È il killer numero uno della fiducia.
Scrive Srecko Hrovat in “Poesia dal futuro”: «L’occupazione di oggi… consiste nell’occupazione psichica delle emozioni, dei desideri, dell’immaginazione, portandoli ad affogare nel pessimismo e nella malinconia». In sostanza, portandoli alla convinzione che “non ci siano alternative e dunque futuro”**.
Tra le risorse vitali di oggi, la risorsa “fiducia” costituisce di gran lunga la più preziosa. È la precondizione, lo starter. È un tema che ha a che fare non con la retorica e il mero ottimismo ma con il discorso politico e dunque la razionalità. Ognuno di noi può preservare una parte di fiducia (la propria), come si preserva una specie minacciata, e metterla al servizio della causa, la quale ha bisogno di scienza, di politica, di tecnica, di cultura, di programmazione attenta e capace (ripeto, programmazione attenta e capace) ma soprattutto di questo minerale preziosissimo, di questa materia prima veramente strategica che è, appunto, la fiducia***.
L’intenzione di chi brucia i boschi è bruciare i boschi e bruciare la fiducia, inaridire la nostra immaginazione. Il vero dramma, ahinoi, è che molto spesso ci riesce.
Note
(*) Un caso “minerario” lo stiamo vivendo nell’appennino parmense, alle miniere di Corchia.
(**) Srecko Hrovat, “Poesie dal futuro. Manifesto per un movimento di liberazione planetario”, Bompiani 2021.
(***) Una gran dose di programmazione e fiducia servirà nella vigilanza sull’attuazione della Strategia europea per la biodiversità 2020-30, una delle ultime occasioni per invertire la rotta. Leggi qui il testo della Strategia.
SEMPRE INFORMATI!
Per rimanere aggiornato su tutte le news sulla Natura, selezionate dalla nostra redazione, iscriviti alla newsletter di rivistanatura.com
Basta inserire l’indirizzo e-mail nell’apposito modulo qui sotto, accettare la Privacy Policy e cliccare sul bottone “Iscriviti”. Riceverai così sulla tua mail, due volte alla settimana, le migliori notizie di Natura! È gratis e ti puoi disiscrivere in qualsiasi momento, senza impegno
riproduzione consentita con link a originale e citazione fonte: rivistanatura.com