Un itinerario nel cuore del Mediterraneo, per ritrovarsi a tu per tu con la storia geologica della nostra penisola
testi e foto di Francesco Tomasinelli
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l sentiero serpeggia tra la vegetazione mediterranea sollevandosi rapidamente dal mare. Sale senza dare tregua, mangiandosi in pochi chilometri i 900 metri di dislivello per arrivare sulla vetta dell’isola di Stromboli. Ma quando si arriva in cima, alla “Sciara del Fuoco”, nel momento in cui il sole infuoca l’orizzonte, le tre ore di ascesa sono un ricordo lontano. L’ultima luce radente rende ancora più visibili e drammatici i fumi dell’attività vulcanica che corrono veloci portati dal vento. Poco più in alto, quando il buio avvolge quasi completamente l’isola, le continue eruzioni di magma con lancio di lapilli incandescenti sono ancora più visibili. Il fumo diffonde il bagliore della lava, dando vita a immense sagome rossastre che sembrano galleggiare sul fianco della montagna. Questa tipologia di eruzioni, con emissioni di scorie di lava, lapilli, bombe vulcaniche e gas, continue nel tempo e intervallate da pause, sono così iconiche e caratteristiche da aver dato il nome di “stromboliane” a tutte le eruzioni che avvengono in questo modo. È uno spettacolo che si ripete da secoli, ma che ogni tanto cambia regime, come nel dicembre del 2003, quando il vulcano emise una colata di lava che scese lungo la Sciara del Fuoco e arrivò al mare.
Stromboli, bellezza esplosiva
Stromboli è l’isola dove la presenza dell’attività vulcanica è più percepibile, suggestiva e potente. Ma tutte le Isole Eolie, delle quali Stromboli fa parte assieme a Salina, Lipari e Vulcano e le più piccole Filicudi, Alicudi e Panarea, sono speciali e figlie degli stessi fenomeni. A Nord della Sicilia, infatti, una porzione della crosta oceanica (la microplacca ionica) scivola sotto la placca tirrenica, spinta da immense forze compressive tra Europa e Nordafrica.
La crosta penetra a decine di chilometri di profondità e si scalda fino a fondere, determinando la risalita di magma in superficie, che dà vita a rilievi e a una perenne attività vulcanica. Questa complessa struttura geologica, detta ad “arco vulcanico”, si estende per circa 200 chilometri e comprende, oltre alle già citate isole, anche cinque vulcani sottomarini (Eolo, Enarete e Sisifo a Ovest di Alicudi e Lametini e Alcione a Nord di Stromboli). Il contesto è talmente speciale che nel 2000 le Isole Eolie sono state inserite nel patrimonio mondiale dell’UNESCO.
Vulcano, uno spettacolo primitivo
Vulcano è l’altra isola delle Eolie dove la terra è più “viva” che mai, anche se il paesaggio è molto diverso da quello della sorella Stromboli. Alla fine dell’Ottocento, una violenta eruzione che durò tre anni provocò il collasso della camera magmatica dando vita a una nuova caldera vulcanica, raggiungibile a piedi risalendo lungo bellissimi pendii rivestiti dal giallo delle ginestre. Quando si cammina lungo la cresta rocciosa la sorpresa è assicurata: il paesaggio, primitivo e ricco di energia, è dominato da un anfiteatro roccioso praticamente perfetto, coronato da fumarole che emergono da fenditure nel terreno. Sono getti di vapore e gas che, a contatto con l’aria fresca, condensano producendo i caratteristici fumi. I cristalli color giallo vivo, ben visibili sui bordi delle fratture lungo le quali si sviluppano le fumarole, si formano per precipitazione dello zolfo presente nell’acqua surriscaldata, che diventa vapore acqueo. Le emissioni sono leggermente tossiche ed è meglio non esporsi ai fumi per più di qualche minuto. Ecco perché il personale dell’Istituto Italiano di Geofisica e Vulcanologia, per seguire da vicino l’attività di Vulcano, indossa sempre apposite maschere e tute protettive.
Lipari, dove le pietre raccontano
Anche se non lo si direbbe, Lipari, la più estesa delle Eolie, è ancora considerata un sistema vulcanico attivo, nonostante nelle ultime migliaia di anni abbia molto ridotto la sua attività. L’isola, che ha almeno 200mila anni, presenta una complessa storia geologica, che ha visto alternarsi momenti di calma ed erosione a eruzioni vulcaniche, l’ultima delle quali risale al Settecento. Uno dei prodotti più affascinanti di questo tormentato passato sono gli affioramenti di pomice, una pietra “miracolosa”, in grado di galleggiare. La pomice è, infatti, incredibilmente leggera a causa della sua alta porosità, dovuta alla formazione di un’infinità di piccole bolle di gas che si formano nel magma durante le eruzioni più rapide ed esplosive. A Lipari questa roccia ha dato vita a suggestive formazioni a picco sul mare dove, fino al 2005, la pomice veniva estratta per essere utilizzata in processi di lavaggio industriale, cosmetica ed edilizia.
I contrasti nei paesaggi dell’isola si devono alle diverse litologie presenti, come gli affioramenti di ossidiana di Lipari, una roccia anch’essa di origine vulcanica che a vedersi è tutto l’opposto della pomice: si tratta, infatti, di un “vetro vulcanico”, una lava assolutamente priva di bolle di gas e per questo estremamente compatta, prodotta dal rapido raffreddamento delle lave. Proprio per queste caratteristiche tecniche, in passato era ricercatissima per la fabbricazione di strumenti taglienti. A Lipari, le formazioni di ossidiana, nere e lucenti, emergono dalla macchia mediterranea come corpi del tutto estranei, assumendo l’aspetto di meteoriti precipitati secoli fa.
Salina e i suoi vulcano non più attivi
L’unica delle Eolie maggiori a non essere più interessata da attività vulcanica è la verde Isola di Salina, con i suoi due imponenti coni vulcanici non più attivi, che appaiono ben evidenti solo quando ci si arrampica sulla cima di uno dei due. Il Monte Fossa delle Felci, con i suoi 960 metri di altitudine, è la vetta più alta delle Eolie. Un antico vulcano rivestito di vegetazione mediterranea che, salendo di quota, cede il passo a un bosco umido ricco di felci, cui si deve il nome del rilievo. Le nubi, infatti, si fermano spesso sulla cima della montagna, distribuendo l’acqua e dando vita a un paesaggio suggestivo, del tutto diverso da quello della costa.
Più in basso verso Nord-Ovest, alle pendici del Monte dei Porri c’è Pollara, il vulcano più giovane di Salina. Le sue eruzioni, terminate circa 13 mila anni fa, hanno lasciato una vasta caldera vulcanica di circa un chilometro di diametro, oggi inghiottita dal mare.
Più che per i vulcani, però, questo paesaggio, così spettacolare e drammatico, è diventato famoso per il film Il Postino, con Massimo Troisi, girato in gran parte in questo angolo di Salina.
PER CHI
I vulcani delle Eolie non sono una meta riservata solo agli appassionati di geologia e fotografia, per i quali il viaggio è entusiasmante. La varietà dei paesaggi rende un tour delle Eolie interessante per tutti. È richiesta, tuttavia, una buona forma fisica, perché le escursioni per raggiungere le vette (prima fra tutti quella di Stromboli) sono a tratti impegnative.
DURATA
In 6 o 7 giorni si può fare un tour abbastanza completo delle isole, dedicando uno o due giorni a ciascuna delle maggiori. Con un paio di giorni in più, si può andare in Sicilia, per raggiungere l’Etna, il più grande vulcano d’Italia e uno dei più attivi del pianeta.
IL PERIODO MIGLIORE
Le Eolie hanno un clima pienamente mediterraneo. Le stagioni migliori, come si può immaginare, sono quelle intermedie e in particolare i mesi di aprile e di maggio, nei quali si osservano anche belle fioriture. L’autunno è altrettanto piacevole dal punto di vista climatico, ma un po’ instabile, mentre d’estate – caldo a parte – tutte le isole sono decisamente affollate e può essere difficile trovare dove soggiornare.
COME ARRIVARE
Si vola fino a Catania per poi prendere gli aliscafi per le Eolie a Milazzo. Tra le isole ci si muove con battelli e aliscafi, che si solito partono al mattino e alla sera.
A CHI RIVOLGERSI
Per le escursioni a Stromboli alla Sciara del Fuoco ci si può affidare alle numerose guide che operano sul territorio.
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