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piccole storie di grandi naturalisti

Ernst Haeckel, l’arte e l’albero della vita

Ernst Haeckel, l’arte e l’albero della vita

Alfonso Lucifredi Alfonso Lucifredi 1 Ago 2019

Il tedesco Ernst Haeckel (1834-1919) fu uno dei più celebri zoologi della sua epoca, in grado di influenzare la biologia, la filosofia e persino la politica nel periodo a cavallo tra il XIX e il XX secolo. Le sue opere e i suoi studi influenzarono generazioni di scienziati, ed è tuttora difficile non vedere il suo nome citato in testi universitari di zoologia e filogenetica. Fu professore all’università di Jena, in Germania, per quasi cinquant’anni, e nella sua lunghissima carriera descrisse migliaia di nuove specie, principalmente marine. Fu inoltre l’ideatore di numerosi termini tecnici, oggi frequentissimi nelle scienze naturali, come “phylum”, “filogenesi”, “ecologia” o “cellule staminali”.

Haeckel fu inoltre un convinto darwinista, e fu tra i primi forti promotori delle teorie evoluzioniste in Germania, pur avendo una visione non del tutto affine a quella dello scienziato inglese sulle modalità con cui le specie si formassero: non convinto della selezione naturale come motore primo dell’evoluzione, Haeckel si mostrò più vicino a Lamarck e alla sua teoria dell’ereditarietà dei caratteri acquisiti. Tra i suoi apporti fondamentali alla biologia moderna ci fu lo studio delle origini delle prime forme di vita. Secondo lo scienziato tedesco, la serie di eventi che condusse alla comparsa dei primi viventi si divise in due fasi: prima si sarebbero formate strutture inorganiche complesse, e soltanto dopo da queste sarebbero nati i primi organismi viventi. Questa visione è in buona parte condivisa ancora oggi, pur con i dovuti aggiornamenti, e non sono pochi gli scienziati che celebrano questa teoria sulle origini della vita così all’avanguardia per i tempi in cui venne formulata. Un’altra sua importante ipotesi di Haeckel, oggi abbandonata, fu la teoria della ricapitolazione. Secondo lo scienziato tedesco, “l’ontogenesi ricapitola la filogenesi”, il che stava a significare che lo sviluppo dell’embrione di un singolo organismo riassumeva, nelle sue varie fasi, anche l’evoluzione della specie. Tale idea, ripresa in seguito dai teorici della razza e dai nazisti e oggi considerata erronea e superata, ebbe comunque un enorme impatto nella cultura popolare di inizio XX secolo, al punto che ancora adesso è possibile incontrare in alcuni musei vecchie illustrazioni dello sviluppo embrionale di alcuni animali, che nell’ottica di Haeckel sarebbero una dimostrazione di tale visione.

Oltre all’attività di scienziato e filosofo, non bisogna però dimenticare che Haeckel fu anche uno straordinario artista e illustratore. Sua fu una delle prime rappresentazioni del cosiddetto “albero della vita”, in cui tutti gli esseri viventi, tra loro imparentati, si trovavano a popolare un fitto albero genealogico ed erano divisi nei tre regni di Protisti, Animali e Piante. L’ispirazione per tale opera gli venne fornita dal lavoro di un suo amico linguista, August Seilacher, che aveva utilizzato lo stesso schema per raffigurare l’evoluzione del linguaggio e l’origine delle lingue moderne. Haeckel fu un disegnatore di grande talento: la sua opera artistica venne raccolta nel libro “Forme d’arte nella natura” (recentemente ripubblicato) dove meravigliose, coloratissime raffigurazioni di meduse, crostacei e spugne sembrano emergere dalle pagine, come dotate di vita propria. Ancora oggi sono considerate tra le più vivide e iconiche raffigurazioni della vita acquatica mai realizzate.

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